LECCE – “Una nuova pedagogia rappresenta l’individuazione dei saperi indispensabili per comprendere, fronteggiare e difendersi dalla disinformazione e dall’intelligenza artificiale”. È quanto ha affermato Mario Caligiuri, professore di pedagogia della comunicazione presso il Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, nel seminario “Pedagogia ed educazione degli adulti: i nuovi saperi dalle neuroscienze all’intelligence”, promosso dall’Università del Salento di Lecce.
L’incontro è stato introdotto dal promotore dell’evento Pier Giuseppe Ellerani, professore di educazione degli adulti dell’ateneo leccese, che ha affermato come oggi sia fondamentale comprendere la funzione educativa della città, intesa quale luogo dell’uomo in alternativa, in competizione e in compenetrazione con la Rete. In tale quadro, secondo il docente, occorre riflettere sul fallimento di parte della pedagogia come chiave per interpretare la realtà. È quindi intervenuto Stefano Cristante, professore di sociologia dell’Università del Salento, che ha messo in evidenza come l’intensificazione comunicativa degli ultimi vent’anni abbia posto l’urgenza di ricostruire il reale. Ha di conseguenza interpretato l’accelerazione dei processi educativi quasi come una forma di compensazione del corpo rispetto alla velocità e quantità delle informazioni, che mettono in difficoltà psicologica le persone rispetto alle macchine. Da qui ha auspicato una nuova responsabilità sociale dell’insegnante che “deve lasciare il segno”. Caligiuri nel suo intervento ha spiegato la teoria della società della disinformazione, all’intento della quale la realtà sta da una parte e la percezione della realtà esattamente dall’altra.
In questo quadro ha argomentato che la disinformazione si materializza in modo molto preciso con l’eccesso dell’informazione combinato con il basso livello di istruzione sostanziale delle persone. Ha quindi evidenziato le conseguenze delle politiche educative di manifestano dopo cinquant’anni e come il boom economico degli anni Sessanta venne assecondato dalla riforma Gentile del 1923, quello che stiamo vivendo oggi è una conseguenza delle politiche pubbliche sull’istruzione poste in essere dal Sessantotto in poi e che piuttosto che ridurre le distanze sociali hanno finito per allargarle.
Ha allora auspicato la ricerca di nuove sperimentazioni pedagogiche per offrire opportunità adeguate agli studenti per orientarsi in una società che sarà sempre di più condizionata dalla disinformazione e dall’intelligenza artificiale. Pertanto, secondo il docente, le categorie culturali, scientifiche e mentali del passato non sono più sufficienti e vanno radicalmente aggiornate perché stiamo continuando ad interpretare con concetti e parole inadeguati una realtà che si trasforma a una velocità superiore alla nostra capacità cerebrale, sociale e culturale di comprensione. Caligiuri ha concluso dicendo che “la pedagogia deve rivolgersi alla realtà”.
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