Perdere non è mai piacevole. Neppure se si perde giocando bene, almeno per una buona parte di gara e contro una squadra molto più forte della matricola giallorossa.
Marco Mancosu non si nasconde dietro alle grande differenza tecniche tra il Lecce e l’Inter e, in conferenza stampa, parla da capitano provando ad analizzare la disfatta di San Siro.
«La sconfitta poteva essere preventivabile – dice Mancosu – ma non fa mai piacere perdere, neppure quando si gioca contro l’Inter, una compagine di assoluto valore. Negli ultimi anni eravamo abituati a ben altri risultati, ma adesso siamo in A e, dopo questa sconfitta, dobbiamo ripartire dalle buone cose fatte, soprattutto nei primi venti minuti di gara. Questo perché dobbiamo cercare anche contro le grandi, di fare risultato, la salvezza, infatti, passa pure dai punti rosicchiati a quelle squadre che lottano per le posizioni importanti del campionato. Quella di lunedì sera è stata una partita che mi ha ricordato molto quella persa in Coppa Italia contro il Genoa lo scorso anno. Lì capimmo che, se non avessimo mantenuto alta la concentrazione e se non ci fossimo impegnati a fondo, saremmo incorsi in clamorose disfatte.»
Mancosu parla, poi, della sua precaria condizione fisica, dovuta ad un infortunio rimediato nell’ultima gara di campionato dello scorso anno, quella trionfale contro lo Spezia. «Ho subito un trauma al ginocchio con edema osseo ed è stato lungo il recupero. Adesso sono rientrato in gruppo, ma di sicuro non ho ancora i 90 minuti nelle gambe. Se voglio finire la mia carriera a Lecce? Questo è un calcio dove tutto va velocemente e nessuno ti regala nulla, quindi, se riuscirò a mantenermi su standard elevati, sono convinto che potrò fare bene per questa maglia. Altrimenti nessun club ti tiene in squadra solo per quello che hai fatto in passato.»
Mancosu si sofferma sulla prossima gara interna contro il Verona, l’esordio al Via del Mare per lui e i suoi compagni. «Il Verona mi fa venire in mente la vittoria dello scorso anno al Bentegodi, forse una delle più belle serate giocate con la maglia del Lecce. Quella sera ho compreso la differenza tra il campionato di Serie C e quello di Serie B. Domenica dobbiamo cercare di vincere perché la nostra salvezza dipenderà dal fattore Via del Mare, se il nostro stadio riuscirà ad essere un fortino o meno. Quando sono arrivato a Lecce tutti mi chiedevano il ritorno in A e adesso che questo obiettivo è stato raggiunto, la piazza si è dimostrata straordinaria. Quello che hanno fatto i tifosi, sottoscrivendo gli abbonamenti, è qualcosa di grandioso e noi confidiamo nell’apporto del pubblico ogni settimana.»
In conclusione il centrocampista, nativo della Sardegna, parla del suo ruolo in campo e dà un giudizio su alcuni dei nuovi acquisti. «Non mi sento indispensabile negli schemi del mister. Contro la Salernitana il tridente ha funzionato bene, quindi, la squadra può giocare anche senza di me. E’ chiaro che se nel 4-3-1-2 inserisci dietro le punte un centrocampista, la squadra può avere più equilibrio durante il match. Dei nuovi mi ha colpito molto Shakhov, che sembra un italiano per la dedizione al lavoro. Sono stato felice quando è stato comprato Lapadula perché lo ritengo un calciatore forte che ha sempre fame in campo.»
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