LECCE – L’escalation continua: nuove minacce ai candidati in corsa per Palazzo Carafa. A Lecce rischia di diventa una cattiva (e pericolosa, per certi versi) abitudine. Dopo il sindaco uscente Carlo Salvemini (“Devi morire!”, gli ha scritto su facebook uno dei tanti fanatici haters), e l’auspicio becero lanciato al candidato al Consiglio comunale Francesco Grasso di finire nei forni crematori, ora nel mirino finisce il candidato sindaco delle Civiche unite, Adriana Poli Bortone: “Brutta strega, devi morire!”.
Ironica la risposta dell’ex ministro, che ora guida un gruppo di liste civiche in vista delle elezioni comunali del 26 maggio: “Brutta ci sta, strega è probabile, che si debba morire non è solo un mio privilegio. Dobbiamo tutti usufruirne! Esprimete tutta la solidarietà non a me, ma alla Musarò, che vive nell’illusione di essere immortale”. Immediata la solidarietà di gran parte degli utenti di Facebook.
Ma cosa sta accadendo? “Il linguaggio delle curve – spiega il sociologo Luigi Spedicato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università del Salento: è diventato uno dei prototipi, degli archetipi del linguaggio pubblico. Si dice in pubblico, quindi nell’arena della politica, esattamente quello che si scrive sui social. E’ accaduto che questo tipo di linguaggi inneggianti all’odio sono stati sdoganati dalla politica che si è impadronita delle modalità espressive”. Ma non è un allarme che “ci deve far preoccupare. Siamo in presenza di pura esibizione muscolare: sono gli all blacks della politica, dei perfetti imbecilli”.
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