POGGIARDO – Nella prima mattinata del 20 novembre scorso a Poggiardo, un autotrasportatore 55enne foggiano è stato derubato da quattro uomini che, dopo averlo bloccato sbarrandogli la strada con una autovettura, l’hanno costretto a consegnare le somme di denaro raccolte durante il suo periodico giro di consegne di materiale elettronico e ritiro dei corrispettivi pagamenti da parte dei concessionari locali.
La denuncia, immediatamente sporta presso il Commissariato di Polizia di Otranto, ha impegnato sin da subito la squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato nelle attività di raccolta delle prove, di ricostruzione della dinamica del fatto, e di individuazione di eventuali testimoni e telecamere. La vittima affermava che oltre agli incassi della giornata, erano stati sottratti un telefono cellulare privato ed uno aziendale, il portafogli personale contenente denaro, carte di credito e documenti personali, oltre alle chiavi del furgone e quelle della privata abitazione dell’autista stesso.
Il racconto fornito dal rapinato tuttavia, presentava un dettaglio irrilevante che ha fatto insospettire la squadra di Polizia Giudiziaria che ha cosi deciso di controllare a fondo i comportamenti tenuti dall’uomo nei giorni seguenti il fatto.
È stato così scoperto che la vittima ha provveduto a duplicare la propria patente e la propria carta di identità, a bloccare e di seguito duplicare le proprie carte di credito e le schede telefoniche dei telefoni sottratti in occasione della rapina, ma non a bloccare il telefono sottratto.
Ne aveva fatto, anzi, ulteriore uso a partire dalle prime ore del 21 novembre, mattina successiva al giorno della rapina, ininterrottamente sino al 15 gennaio, giorno in cui è stato convocato presso gli Uffici del Commissariato di Otranto.
Qui, dopo avere ribadito un’ultima volta di non avere mai recuperato il cellulare che gli era stato tolto e di averne acquistato uno nuovo il giorno successivo alla rapina, l’autista è stato messo di fronte al dato scientifico che non erano mai esistiti due cellulari ( uno oggetto di rapina ed uno successivamente acquistato ) ma un unico cellulare, quello che l’autista aveva sostenuto gli fosse stato rubato.
Crollato il castello di bugie, il finto rapinato ha deciso infine, di rendere un’ampia confessione: aveva simulato la rapina sapendo che quel giorno vi era la presenza di denaro contante all’interno delle buste destinate alla sua ditta, aveva scelto un tratto di strada per nulla trafficato, aveva spento e nascosto i due telefoni (quello privato e quello aziendale ), aveva nascosto il proprio portafogli ed aveva infine fermato un ignaro passante chiedendo di chiamare il 113 per essere soccorso.
Aveva di seguito duplicato tutti i documenti e le carte di credito e la propria sim per allontanare da sé ogni possibile sospetto, commettendo un unico errore, per lui fatale, conservare e riutilizzare il proprio apparecchio telefonico.
Le indagini sono state condotte sotto la direzione della dottoressa Guglielmi sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, nelle cui mani, è stata rimessa la denuncia in stato di libertà per simulazione di reato ed appropriazione indebita.
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