“Quasi 2500 Comuni italiani hanno richiesto al ministero dell’Interno un finanziamento utile alla realizzazione di sistemi di videosorveglianza per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità e tra questi non c’è il Comune di Lecce!”. L’ex sindaco Paolo Perrone contesta duramente all’amministrazione guidata da Carlo Salvemini la mancata richiesta di finanziamento al ministero dell’Interno ai sensi del decreto legge (poi convertito) “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”, che ha previsto 37 milioni di euro per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria.
“La graduatoria dei beneficiari (sono i primi 428) – prosegue Perrone – e di chi ha partecipato senza ottenere il finanziamento, pubblicata dal ministero nei giorni scorsi, scorre tristemente senza che il comune capoluogo del Salento compaia accanto ad almeno una trentina di altri comuni della provincia. Una opportunità così ghiotta su un pacchetto di risorse complessive di 37 milioni di euro che all’amministrazione Salvemini evidentemente non interessava. Ora senza “scomodare” gli ultimissimi fatti di cronaca, non mi pare che la nostra città possa permettersi di restare indifferente davanti alla possibilità di “armarsi” di telecamere contro rischi e pericoli di tipo criminale. Uno strumento che oggi appare imprescindibile a Lecce e ovunque nel contrasto a questi fenomeni, sia con effetto deterrente che repressivo.
Non sappiamo e non sapremo mai se Lecce sarebbe stata ammessa a finanziamento, ma la rinuncia preventiva è un segnale quasi di smobilitazione amministrativa. Non pretendiamo da questa amministrazione capacità progettuale a lunga scadenza, una strategia, un programma lungimirante di governo, ma almeno l’accortezza quotidiana di vigilare su questo tipo di opportunità. Questa vicenda, insieme alle tante dell’ultimo anno e mezzo a Palazzo Carafa, sembra la pietra tombale di una lunga epoca in cui il Comune di Lecce sbaragliava puntualmente la concorrenza di tutti gli altri Comuni italiani su bandi e misure di finanziamento, distinguendosi per la capacità di progettare e per la propria visione del futuro. Oggi il problema non è il “progetto” o la “visione” di Salvemini, ma averne di progetti e visioni. O almeno di direzioni di marcia in qualche senso. Perché fare finta di niente davanti a preziose risorse sul fronte sicurezza – conclude amaramente Paolo Perrone – vuol dire inequivocabilmente che una direzione di marcia non esiste affatto”.
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