LECCE – Positiva anche nel 2° trimestre 2018 la crescita congiunturale (+17,7% ) dell’export salentino, per cui, considerando il periodo gennaio-giugno 2018, si registra una crescita tendenziale del 25,2% che ampiamente “bilancia” la variazione negativa (-4,3%) del primo semestre dello scorso anno.
Lecce e la sua provincia si distingue in maniera significativa rispetto alle altre province pugliesi che registrano invece variazioni positive ben più lievi (Foggia +8,6% e BAT +4,7%) o addirittura delle flessioni (Taranto -16,2%, Bari -6,2 e Brindisi – 5,5%).
Nei primi sei mesi dell’anno, il fatturato estero salentino ha raggiunto la cifra di 304,7 milioni di euro, la più elevata considerando il primo semestre degli ultimi 10 anni; le importazioni sono state pari a 180,7 milioni e il saldo commerciale è stato superiore a 124 mln di euro con un apporto all’export della regione Puglia di circa l’ 8%.
A livello nazionale la crescita dell’export è stata del +3,7%; tra le regioni più dinamiche si segnalano la Calabria (+38,7%), il Molise (+34,3%), la Sicilia (+15,2%) e la Basilicata (+15,1%), mentre la regione Puglia ha registrato, in totale, una flessione del 3,8% .
“I dati positivi dell’export salentino anche nel secondo trimestre del 2018, in particolare quelli del calzaturiero e dell’abbigliamento – commenta Alfredo Prete – fanno ben sperare che la crescita non sia un fatto sporadico. L’auspicio è che il TAC torni ad essere uno dei pilastri della struttura produttiva del Basso Salento, come lo è stato per un lungo periodo, durante il quale è stato in grado di sostenere i livelli occupazionali e quindi un relativo benessere economico delle famiglie di molti comuni della provincia. La globalizzazione e in particolare la concorrenza delle produzioni asiatiche ha letteralmente spazzato via moltissime imprese del tessile-abbigliamento-calzaturiero: basti pensare che le imprese del TAC attualmente sono 1.247, nel medesimo periodo dell’anno 2000 erano ben 2.098. I dati diffusi in questi giorni sembrano dire che le nostre imprese, quanto meno quelle che hanno puntato sull’innovazione e sulla qualità, stanno riconquistando i mercati esteri. L’azione della Camera di Commercio resta rivolta a rafforzare tale trend con iniziative orientate alla crescita, sia in termini numerici che di volume d’affari, delle imprese che intendono approcciarsi per la prima volta ai mercati esteri. L’obiettivo che l’ente camerale è impegnato a perseguire è duplice: favorire l’avvio verso tali mercati delle aziende che, pur avendone le potenzialità, ad oggi non esportano e rafforzare la presenza di quelle che esportano in maniera sporadica o limitata, cercando di incrementare e consolidare le loro quote di export”.
L’analisi dei settori economici che maggiormente contribuiscono all’export salentino evidenzia che il 43% del fatturato estero, pari a 132,5 milioni di euro, è rappresentato dai macchinari e apparecchiature le cui vendite estere nel primo semestre di quest’anno hanno registrato una crescita del +43% rispetto all’analogo periodo del 2017. Si conferma il trend positivo del calzaturiero che, con circa 37 mln di euro, tra gennaio e febbraio ha registrato un incremento di oltre il 37%, mentre il settore dell’abbigliamento con 35 mln di euro sfiora il 14% di incremento. Le vendite estere di bevande (vino) pari a 15 mln registrano un incremento del 5%; torna a crescere l’export degli altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, settore che ha realizzato un incremento del 206% e un volume d’affari di 6,6 mln, vendite costituite soprattutto da calce, cemento e gesso. I prodotti in metallo registrano un fatturato estero di 22,8 milioni con un incremento di oltre 16%.
Le importazioni tra gennaio e giugno, sono state pari a 180,7 milioni con una crescita del 12,5%. I prodotti alimentari si confermano i beni maggiormente acquistati dall’estero dalle imprese salentine, per un valore complessivo di circa 29 milioni (+3%), costituiti soprattutto da carne (11 milioni) e pesce (11,7 milioni). Le imprese salentine hanno importato macchinari e apparecchiature per un valore di 22 milioni di euro (+24,8%) e articoli in pelle per 17,5 milioni, di cui 15,4 costituiti da calzature che hanno contribuito a far crescere l’import del settore del 71,7%. Le importazioni di articoli in gomma e materie plastiche hanno registrato un incremento dell’11,5% per un valore di 15,4 milioni, infine gli acquisti esteri di prodotti della metallurgia, pari ad un valore di 12 milioni, hanno registrato un incremento del 12%, trattasi di metalli di base e altri metalli non ferrosi per un valore di 11 milioni di euro.
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