LECCE – Cambiare pelle restando sempre fedele a se stesso. Alberto Fortis incarna perfettamente questo spirito. Perché è un artista camaleontico, capace di guardare oltre le apparenze e le consuetudini, al di là dei normali canoni i musicali per proiettarsi in nuovi orizzonti. L’innovazione condita da inevitabili contaminazioni musicali hanno scandito la carriera di Fortis. Il suo ultimo (doppio) album a quarant’anni dai suoi germogli musicali diventa un regalo non solo al popolo dei fan ma anche a se stesso. Ci sono rivisitazioni di brani celebri e qualche new entry, ma lo stile resta sempre quello griffato da Fortis. Inconfondibile. Meravigliosamente unico. Anche a distanza di qualche decennio. La riprova ieri sera a Lecce in una location d’eccezione, il Relais delle Rose, e all’interno di un evento di primissimo livello come il Piano Piano Festival. Un’atmosfera calda e avvolgente, ma anche elettrizzante al tempo stesso grazie alle sonorità di Fortis capace di coinvolgere il pubblico con testi e musica che di banale non hanno nulla. Come “Il Duomo di Notte”, entrato nella top 100 delle canzoni pop, o come la struggente “La sedia d Lilla”, per finire con “Milano e Vincenzo”, “Settembre” e “La nena del Salvador”.
Quarant’anni sul palcoscenico vissuti intensamente e che hanno lasciato grandi emozioni ai numerosissimi fan di Fortis. “Un bagaglio di esperienze forti e soprattutto l’orgoglio di aver avuto sempre coraggio nelle scelte musicali, sterzando e cercando collaborazioni anche all’estero”. Perché fare album in serie è facile, ma la vera sfida è quella di rimettersi in gioco continuamente. E questo Alberto Fortis lo ha fatto con ardore e senza pudore, sfidando mode e allontanando facili tentazioni.
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