GALATINA – Custode storico (abusivo) del cimitero e anche proprietario di fatto della società di calcio Asd Pro Italia Galatina. Luciano Coluccia, 69 anni, di Noha, continuava a muoversi con estrema naturalezza interpretando i due ruoli assolutamente senza alcun pudore. Eppure qualcosa in questa duplice gestione (cimitero-squadra di calcio) ha lasciato molto a desiderare. Il Galatina, per esempio, è stato utilizzato come specchietto per le allodole, uno strumento per acquisire consenso sociale facendo man bassa di sponsor privati con le buone o con le cattive. Ma non solo. Secondo gli investigatori per riuscire a vincere il campionato è stato falsato il campionato stesso: truccate le partite con Galatone e Maglie. Accanto a Luciano Coluccia – arrestato per reati legati alla frode sportiva – anche il figlio Pasquale Danilo, 37 anni, di Galatina, che dovrà rispondere anche di associazione a delinquere di stampo mafioso.
A Galatina, Noha e dintorni il clan Coluccia continua a dettare legge. Lo fa in maniera sotterranea, quasi subdola insinuandosi nelle pieghe del sistema economico-produttivo della zona, tenendo sotto scacco imprenditori e commercianti. Con metodi mafiosi, impliciti ed espliciti: minacce, violenze, estorsioni. Il vice capo della Squadra Mobile di Lecce, Antonio Miglietta, parla esplicitamente di “mafia tentacolare” e di “inserimento nel tessuto sano della società attraverso un Welfare parallelo”. L’indagine – si legge in una nota della Polizia di Stato – ha provato il “riconoscimento della capacità criminale del clan ad imporsi sul territorio grazie alla forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di sottomissione che ne deriva”.
Dalle indagini è emerso che i creditori, anziché rivolgersi ad avvocati per riscuotere il proprio credito vantati nei confronti di commercianti ed imprenditori locali, preferivano rivolgersi al gruppo criminale, confidando nella forza di intimidazione riconosciuta al clan. Tanto era forte l’impatto del clan sulla comunità galatinese che anche in occasione di furti patiti le vittime si sono rivolte agli arrestati per ritornare in possesso dei beni rubati.
Grazie all’azione di padre e figlio gli interessi del clan si sono estesi anche verso settori del tutto nuovi e apparentemente leciti rispetto a quelli già battuti dal sodalizio criminale, come l’aggiudicazione di appalti pubblici nel comprensorio di Galatina; il reimpiego di capitali, provento di traffici illeciti attraverso l’avviamento di attività commerciali ( alcune pescherie annesse a supermercati della provincia); l’apertura di uffici per l’attivazione di contratti per la fornitura di energia elettrica e gas. Ma non solo. Facevano il bello e il cattivo tempo decidendo assunzioni o decretando licenziamenti
Il clan si era praticamente appropriato dello stadio comunale “Specchia” non pagando per diversi anni il canone d’affitto all’Amministrazione Comunale. Un “buco” da 33mila euro che ha indotto i nuovi inquilini di Palazzo Orsini a chiedere il rientro di questa ingente somma di danaro agli interessati. Risposta? “Vi incendiamo il Comune”, minacce che ora sono agli atti degli inquirenti.
Le ordinanze di custodia cautelare sono scattate questa mattina.Nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Lecce figurano anche sette persone indagate.
I dettagli dell’operazione – battezzata “Off Side” – sono stati resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa alla quale ha preso parte anche il Questore Leopoldo Laricchia.
Altra circostanza illecita evidenziata dalle indagini della Squadra Mobile ha riguardato l’interferenza su imprenditori e commercianti per ottenere, in favore dei propri protetti, l’assunzione ovvero il licenziamento di lavoratori occupati in aziende del comprensorio galatinese.
Dal quadro complessivo delle indagini è venuto fuori uno spaccato di illegalità così devastante sul territorio galatinese che ha visto il clan COLUCCIA evidenziarsi quasi come un “organo giurisdizionale” per dirimere controversie private.
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