DETTO TRA NOI – “Le dichiarazioni di Molendini appaiono offensive e spudoratamente strumentali e gratuite.
Egli si rivolge a me come se fossi stato l’assessore all’Urbanistica del Comune durante la scorsa consiliatura. Ma io, invece, mi occupavo di Ambiente e non rientrava certo nelle mie competenze la lotta all’abusivismo edilizio. Lui, probabilmente ignora o ha fatto finta di non conoscere questo particolare, dal momento che mi ha accusato di aver nascosto la testa sotto la sabbia e di non aver voluto vedere gli abusi.
Ebbene io gli abusi li ho sempre visti, sicuramente prima di lui e, soprattutto, meglio di lui che, invece, si è rilevato oltremodo miope, demagogico e qualunquista nelle sue affermazioni, in linea, del resto, con quello che è l’atteggiamento della parte politica a cui è aggregato. Toccando livelli di squallore nel momento in cui ha rilevato la simultaneità e la conformità del mio commento alla voce della famiglia proprietaria dell’immobile. Appare ovvio che la mia proposta di riconversione non avrebbe potuto giammai andare incontro alle recriminazioni di queste persone.
Anche Molendini, inoltre, così come l’assessore Rita Miglietta, ha tenuto fuori elegantemente dalle sue dichiarazioni la questione relativa alle strutture abusive che insistono nella palude, a poche centinaia di metri nell’entroterra, in piena Specchia di Milogna, luogo sacro dal punto di vista naturalistico perché di importanza strategica in tutti gli itinerari migratori che sorvolano il Sud Italia. E questo è un altro dato di fatto. Tutto tace su quella questione ben più spinosa e grave.
Ma ciò che più dovrebbe far preoccupare Molendini è la sua miopia. Io, dal canto mio, rilevo solo il suo approccio semplicistico e ottuso alla questione. Senza dubbio per nulla lungimirante.
Quella costruzione abusiva fu da me presa di mira più volte nell’arco del mio mandato. Ma, a differenza di Molendini e Miglietta, mi presi la briga di andare a conoscerne la storia. È passato quasi un secolo, infatti, da quando quella struttura fu eretta come rifugio per i cacciatori. Un secolo durante il quale il paesaggio è stato più volte rivoluzionato, nel bene e nel male.
Dopo diversi incontri da me promossi e ai quali partecipai personalmente presso l’Ufficio Demanio e l’Ufficio Parchi della Regione Puglia in quel di Bari, presi atto della possibilità di intraprendere l’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale, convinto della posizione strategica per due località contemporaneamente, Torre Chianca e Spiaggiabella. Una volta ottenuto il parere positivo degli uffici preposti, quindi, avrei potuto procedere alla sperata riconversione della struttura, ma nel frattempo, purtroppo, il mio mandato scadeva. All’epoca il mio interessamento era collegato al ruolo da me rivestito di delegato alla presidenza del Parco di Rauccio e il fine era senz’altro quello di trovare una più consona collocazione al Centro Recupero Tartarughe.
Lascio ai cittadini trarre le dovute considerazioni rispetto a quanto dichiarato in maniera offensiva da Molendini. E ribadisco che si sarebbero potute fare tante cose con i soldi utilizzati per la demolizione e lo smaltimento degli inerti. Come si sarebbero potute fare tante cose presso della struttura del lido Salapia di San Cataldo. Ma l’Amministrazione Comunale ha preferito distruggere! Soluzione più veloce, più eclatante, più spendibile in termini di marketing politico”.
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“Gli abusi li ho sempre visti, sono altri i miopi”
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