LECCE – Così è se vi pare, direbbe Pirandello. Tre consiglieri di centrodestra (Laura Calò, Paola Gigante e Antonio Finamore) siglano il Patto per la città e salvano capra e cavoli, mettendo in cassaforte – almeno per ora – l’Amministrazione Salvemini. A dare l’annuncio è stato lo stesso primo cittadino in una conferenza stampa convocata ad horas ma, come al solito, con contorno di supporter e ultrà di centrosinistra.
E ora il bilancio di fine mese non fa più paura. Passerà tranquillamente visto che la situazione si è capovolta: adesso il duo Salvemini-Delli Noci può contare su 17 consiglieri, contro i 14 del centrodestra. Equilibri spostati e scioglimento anticipato finito in soffitta. “Non sarà un voto per non andare a casa ma per il bene di Lecce”, continua a ripetere il primo cittadino. Che aggiunge: “Qualcuno si eserciterà a definire il Patto per la città l’unica certezza è che da domani saremo al lavoro”. Un accordo trasparente, fatto alla luce del sole e che – soprattutto – “non prevede alcuna contropartita”, come sottolinea a gran voce il vicesindaco Alessandro Delli Noci: “E’ stata una scelta non facile, piuttosto coraggiosa anche per gli altri consiglieri che hanno aderito al Patto dimostrando che non sono attaccati ad una poltrona ma che lavorano per il bene della nostra città. I loro pregiudizi sono caduti con il passare del tempo”.
L’obiettivo del Patto per la città appare assai ambizioso: assicurare una migliore vivibilità, una più alta qualità della vita, servizi più efficienti, attenzione alle fasce deboli e bisognose di tutela, una maggiore sicurezza urbana attraverso rispetto delle regole di convivenza, per assicurare alla nostra comunità il progresso economico e sociale da cui nessuno sia escluso.
Sullo sfondo, ma non tanto, si apre un ‘interrogativo: il senatore Roberto Marti – leader del gruppo consiliare Grande Lecce, di cui erano espressione i tre consiglieri ora riuniti sotto la sigla Prima Lecce – al di là delle dichiarazioni di prammatica, ha dato sì o no il benestare a questa intesa? Il dubbio resta. Ma a Salvemini e Delli Noci ora importa poco. Si va avanti. Con qualche punto aggiunto al programma elettorale e con nuovi orizzonti politici.
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