LECCE – Né ora né mai. Vade retro Tap. Lo hanno urlato in migliaia questa sera a Lecce attraversando una città blindatissima nel giorno dell’Immacolata. Un corteo rumoroso e variopinto, eterogeneo quanto basta. Tutti concordi nel respingere al mittente il tentativo della multinazionale Tap (Trans Adriatic Pipeline) di far attraversare il mega gasdotto nel territorio salentino. Il progetto prevede un tracciato di quasi novecento chilometri che partirà in prossimità di Kipoi, al confine tra Grecia e Turchia.
La nostra terra è stata calpestata e umiliata. Ilva e Cerano sono lì a dimostrarlo. Ma ora – urlano gli attivisti no Tap – è giunto il momento di dire basta. Tentativo che appare disperato visto che il governo nazionale ha già posto il suo sigillo su un’operazione che travalica i confini nazionali e muove enormi interessi internazionali. Ma tant’è. Si va avanti, tra zone rosse ed elicotteri, proteste e tensioni latenti, come scintille pronte ad esplodere.
Oggi tutto è filato liscio. Salvo qualche isolato momento quando gli attivisti si sono bloccati al bivio tra via XXV Luglio e via Garibaldi, guardati a vista dai poliziotti. Alcuni di loro si sono seduti comodamente sull’asfalto. La marcia è ripresa solo quando i No Tap hanno avuto certezza che i quattro ragazzi fermati e identificati poche ore prima dalla Polizia fossero stati rilasciati. Poi più nulla. Per fortuna. Meglio tacere sul rapporto con i media. Gli attivisti invocano libertà ma non consentono ai giornalisti di svolgere liberamente il loro lavoro. Non tutti, sia chiaro. Ma il problema resta.
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