E’ una vera e propria “psicosi” quella che ha colpito nella serata di ieri i cittadini del capoluogo tarantino. A causarla, il sequestro preventivo dei contatori di prodotti petroliferi nei depositi e nelle raffinerie Eni, che ha coinvolto oltre la Puglia, altre 12 regioni italiane. Nell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Roma e realizzata dai militari della Guardia di Finanza, punta a verificare l’ipotesi di una maxi evasione di accise (circa 10 milioni di euro su 40 milioni di litri di carburante venduto). Dalla raffineria di Taranto si riforniscono diverse regioni meridionali, e la possibilità di un suo blocco, ha scatenato una vera “caccia al distributore”, riversando per le strade decine di automobilisti in coda per rifornire la propria autovettura.
L’inchiesta delle Fiamme Gialle sarebbe solo agli inizi, poiché gli inquirenti ipotizzano che l’evasione sia stata messa in atto alterando conteggi di volume e pressione dei carburanti al contatore: mettendo quindi in commercio una quantità di carburante superiore a quella dichiarata per il pagamento delle accise. Secondo l’azienda però, un fermo di 24 ore non giustifica minimamente l’allarmismo scattato nella mente dei consumatori, e diffuso attraverso i messaggi Whastsapp e Facebook, in quanto sia piccoli che grandi distributori, sono in grado di resistere più giorni senza rifornimenti, prima di finire completamente il carburante; così come non è ben chiaro perchè molte persone abbiano pensato di rifornirsi presso altre stazioni di servizio oltre quelle servite da Eni, congestionando ulteriormente il traffico e la viabilità.
Non resta che attendere gli sviluppi dei prossimi giorni per comprendere in che modo verrà gestita la situazione.
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