Tonnellate e tonnellate di angurie, meloni e pomodori, ma anche altri tipi di ortofrutta, lasciate a marcire nei campi perché i costi di produzione superano di gran lunga i possibili profitti delle aziende agricole: uno scempio che si ripete ciclicamente. Come affermato sulla stampa dal presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele -” Le angurie sono state raccolte e vendute con 2 settimane di anticipo, i primi giorni a prezzi stabili, subito dopo le quotazioni sono crollate. Oggi a Brindisi e Taranto il mercato è al tracollo, con le angurie pagate in campagna a 5/6 centesimi al chilo e i meloni gialli che non superano i 10 centesimi. Agli agricoltori non conviene neppure raccogliere, tanto che stanno interrando il prodotto. Stessa sorte sta toccando al pomodoro piccolo a grappolo che non supera i 18 centesimi al chilogrammo, mentre il pomodoro da mensa ha toccato solo i 22 centesimi al chilo. I prezzi di vendita al dettaglio, invece, subiscono la solita decuplicazione a danno dei consumatori”. E’ la descrizione di un’immagine terribile che si presenta nelle campagne un pò di tutta la Puglia: frutti, ortaggi, verdure di stagione che giacciono sotto il sole cocente ed il caldo torrido, in attesa solo di divenire concime per la terra fresata. Una situazione angosciosa e comune a molte parti d’Italia, che, secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” dimostra come lo Stato non sia capace di “salvaguardare la nostra filiera di produzioni tipiche che vengono soppiantate da altre, sovente straniere, che spesso vengono spacciate per nostrane. È evidente, infatti, che la colpa di tutto ciò non debba ricadere sulle nostre imprese agricole la cui unica responsabilità ricade nella volontà di dar corso a ciò che la terra deve fare: produrre per commerciare la propria produzione. Ecco perché a causa di quella che rappresenta una vera e propria calamità, è lo Stato che deve intervenire a sostegno degli agricoltori con più approfonditi controlli sulla filiera e sui mercati contro le pratiche commerciali sleali che fanno crollare il prezzo per il produttore e per l’incentivazione dell’export e dell’utilizzo dell’ortofrutta in esubero per conserve e succhi.”
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