“L’exit point è a pochi metri dalle praterie di fanerogame e non a cinquanta come prescritto. Come noto, l’autorizzazione alla realizzazione del Tap è soggetta a svariate prescrizioni come quella che impone l’uscita in mare del citato “microtunnel” (detto exit point) ad un minimo di cinquanta metri dalle piante di Posidonia Oceanica e Cymodocea Nodosa con l’unico scopo di proteggere questo habitat”. Queste le parole che si leggono sul comunicato di Sea Sheperd, l’organizzazione ambientalista internazionale, che ha deciso di verificare se le prescrizioni per la salvaguardia dell’ecosistema marittimo previste dal piano Tap, fossero effettivamente rispettate.
Per fare ciò, alcuni membri dell’organizzazione nelle scorse settimane hanno effettuato diversi sopralluoghi in mare a San Foca, con tanto di riprese ed immersioni da parte del team di subacquei che percorrendo un percorso lungo la rotta prevista dal gasdotto, hanno verificato che l’exit point è a pochi metri dalle praterie di fanerogame e non a cinquanta come prescritto.
“L’esito della risultanza dimostra chiaramente che la prescrizione all’autorizzazione non è stata rispettata nel progetto” afferma Sea Sheperd.
L’opposizione del territorio salentino alla costruzione del gasdotto è ancora forte, e questi nuovi dati potrebbero essere utilizzati dai No Tap e dal Comune di Melendugno, per combattere l’ennesima battaglia giudiziaria contro la compagnia Trans Adriatic Pipeline, incaricata della costruzione del gasdotto, che ha recentemente ottenuto il via libera alla costruzione del tratto di interconnessione alla rete nazionale, previsto tra Melendugno e Mesagne.
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