È stato restituito alla città il mosaico della Lupa di Piazza Sant’Oronzo, restaurato dalla ditta Nicolì attraverso la sponsorizzazione tecnica “Aver Cura” sottoscritta con il Comune di Lecce. L’opera del maestro mosaicista Giuseppe Nicolardi, realizzata nel 1953 nell’ambito di lavori di ristrutturazione della Piazza, e mai restaurata, necessitava di un intervento urgente di manutenzione del quale la ditta Nicolì si è fatta interamente carico.
Ieri sera, alla presenza dell’anziano autore del mosaico, dell’imprenditore Valentino Nicolì, della Soprintendente ai Beni Culturali per le province di Lecce, Brindisi e Taranto, Maria Piccarreta, e del sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, il mosaico è tornato ad essere visibile ai leccesi e ai visitatori.
Visibilmente emozionato, Giuseppe Nicolardi, oggi novantunenne, la cui firma spicca nel lato inferiore destro del mosaico, ha raccontato ai presenti il lungo lavoro, durato quattro mesi, di composizione dell’opera: la ricerca delle pietre utili ad essere intagliate per diventare tasselli, il loro trasporto in città dalle scogliere adriatiche e dalle cave dei paesi del nord Salento, la paziente posa effettuata con la ditta di famiglia sotto la guida del padre. Un piccolo pezzo di storia della città poco noto ai più, che il restauro ha consentito di riportare alla luce.
“Certi lavori rappresentano la storia e l’identità di Lecce e meritano rispetto e cura – ha dichiarato Valentino Nicolì – Quest’opera, invece, ha ricevuto poche cure e poco rispetto negli anni passato e si cominciavano a vedere tutti gli effetti di questa mancanza. A un certo punto, addirittura è cominciato ad accadere che turisti e cittadini portassero via i tasselli del mosaico, ormai staccati, come souvenir. Come azienda che si occupa di restauri da oltre cinquant’anni ci siamo proposti all’Amministrazione perché volevamo offrire un gesto di attenzione nei confronti della città. Riportare adesso in uno stato di sostanziale salute questo mosaico ci inorgoglisce, ma noi riteniamo che oggi debba essere un punto di partenza. Ci auguriamo che da qui in avanti ci sia una cura particolare per il simbolo della città”.
“Per tutta la durata del cantiere – ha osservato al soprintendente Maria Piccarreta – il cubo che ha custodito i lavori del mosaico è rimasto bianco, non è stato imbrattato. Questo mi ha impressionato favorevolmente e lo considero significativo dell’importanza di questa piazza ha per la città e per chi la vive. Ci sarebbe da farci uno studio sociologico: penso che in nessuna altra città sarebbe rimasto così immacolato. È un ottimo auspicio di buon lavoro per il futuro”.
Il sindaco Salvemini: “Ringrazio la ditta Nicolì, anche perché ‘Aver cura’ può essere un manifesto politico: è il richiamo che si fa ai cittadini agli amministratori di avere attenzione per l’investimento quotidiano della manutenzione, in assenza della quale opere, spazi, e contenitori pubblici inevitabilmente scivolano nel degrado. Longanesi diceva che gli italiani sono più appassionati alle inaugurazioni che alle manutenzioni: a noi invece il compito di invertire questa tendenza. Questo taglio di nastro non deve essere soltanto un’occasione per celebrare il talento di chi l’ha realizzato, la pazienza di chi l’ha recuperato, ma anche uan sollecitazione all’intelligenza di noi leccesi, perché lo sappiamo custodire negli anni a venire. Ringrazio l’impresa Nicolì anche per aver trasferito un’idea di sponsorizzazione che investe sugli spazi pubblici senza autocelebrazioni. La sobrietà con la quale ha lavorato a favore della città è un modo di fare che io apprezzo particolarmente”.
Un mosaico transennato per evitare che finisca nel mirino di imbecilli e balordi. Ma era proprio il caso di transennarla? Il dubbio resta. La visuale di una volta della piazza è stata comunque compromessa.
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