Prima la candidatura nelle liste di Direzione Italia, poi le dimissioni. La giornata di Attilio Monosi si conclude così tra un tam tam mediatico e intensi colloqui nella coalizione di centrodestra. L’inchiesta della Procura di Lecce sui fondi destinati all’associazione antiracket ha destato clamore e preoccupazione fuori e dentro Palazzo Carafa. Il bilancio è di quattro arresti e almeno una quarantina di persone indagate tra avvocati e commercialisti di Lecce e provincia. In manette sono finiti Pasquale Gorgoni, funzionario del Comune di Lecce e coordinatore dell’ufficio Patrimonio, Giuseppe Naccarelli, ex dirigente di Palazzo Carafa, la direttrice dello sportello antiracket Maria Antonietta Gualtieri e una sua assistente, Serena Politi. Nei guai anche l’ormai ex assessore al Patrimonio, al Bilancio e ai Tributi, Attilio Monosi. Per lui è stata disposta l’interdittiva a ricoprire cariche pubbliche. Ostacolo che non ha impedito la candidatura, cosi come previsto dalle norme di legge. La gestione finanziaria dello Sportello antiracket è finita nella lente di ingrandimento dei militari delle fiamme gialle di Lecce. Le accuse, a vario titolo, vanno dalla indebita percezione di finanziamenti pubblici alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fino alla corruzione, alla concussione e al falso.
Le indagini – coordinate dai sostituti procuratori Massimiliano Carducci e Roberta Licci – sono state condotte dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecce.
Intanto il candidato sindaco del centrodestra, Mauro Giliberti, blinda Monosi: “Ho letto le carte dell’inchiesta insieme agli avvocati. La legge Severino, normativa complessa e rigorosa, ci dice che Attilio Monosi è candidabile. Nel merito del mio personale approfondimento della vicenda, confermo quanto penso: Attilio Monosi è amministratore attento al pubblico interesse”.
ph gallery Andrea Stella
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