Immaginate un paesaggio devastato, un luogo dove ogni segno di vita, dopo un evidente disastro, è dato dal dialogo immaginario, ma verosimile, tra due superstiti che si domandano da dove ricominciare ad essere umani. Restiamo umani, sembra il distillato della musica che Marco Ancona ci manda incontro con il suo nuovo progetto musicale pronto per essere presentato ufficialmente nella città, Lecce, da cui sabato 8 aprile prenderà il via un tour che segna il percorso da solista.
Il rocker ci risponde al telefono a mezzogiorno inoltrato, l’ora in cui i demoni scelgono di rivelarsi, l’ora in cui i chitarristi se non sono in sala prove, curvi sul manico, sospendono l’orologio per gli altri e da bravi esseri umani si dedicano all’ascolto di un silenzio necessario. Del resto, ascoltando “Quando resta solo il nome” e guardando il videoclip che lo accompagna (anche la regia è firmata Marco Ancona), è facile intuire che è proprio in quella capacità di sintesi, silenzio e sospensione che si genera una musica coerente con una ricerca durata tutta la vita.
La voce di Marco Ancora è piena dello sguardo del ragazzo che si porta appresso, onesto rispetto alla sua vocazione, intransigente e tenace nel dominio del proprio indiscutibile talento, eppure semplice, capace di battute fulminanti ed illuminanti poiché riportano tutta alla prosaica condizione umana, una precarietà che affratella nei momenti estremi. Quei momenti lui li racconta con un esempio riassumibile in due righe:
“A bordo di un aereo sono tutti portati ad ignorare il proprio vicino di posto, tutti si sentono molto in gamba. Ma se l’aereo precipita, tutti implorano allo stesso modo.”
“Quando resta solo il nome” è questa precipitazione che riammaglia il senso profondo di ciò che siamo mentre viviamo un tempo indeducibile. Marco Ancona ci tiene a sottolinearlo:
“Quando resta solo il nome racconta di ciò che si distrugge sino a far restare il nulla, un titolo decisamente duro al contrario del testo perché quest’ultimo vuole essere uno slancio di speranza verso quella solidarietà tra esseri umani, qualcosa che è diventato molto raro pur essendo peculiarmente umano. Malgrado la mia scrittura sia spesso tinteggiata da un alone nichilista, è questo il messaggio contenuto nel brano. Sono partito dalla visione di un paesaggio post apocalittico ed una terra bruciata dove un essere umano chiede ad un altro: E adesso che cosa facciamo?”
Così il primo singolo di Marco Ancona, disponibile dal 3 aprile scorso in tutti i digital store per XO Records/Cabezon Records è il frutto del lungo peregrinare artistico del chitarrista e cantautore, fondatore insieme a Giuseppe Gioia, della nuova factory XO, e da un cuore indie-rock che batte un ritmo personalissimo eppur riconoscibile. Un ritmo che Marco Ancona porterà in tour accompagnato in Italia da Francesco Pennetta alla batteria e da Dario Ancona al basso, a cominciare dal primo concerto (ingresso gratuito) in programma dopodomani al Twentyfour di Lecce.
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