L’applauso più fragoroso è arrivato alle 20.10, ora in cui alla manifestazione #no Tap in piazza Sant’Oronzo a Lecce giungono una quindicina tra sindaci e assessori salentini, tutti con la fascia tricolore al collo. Poi un grido univoco: “Noi la Tap non la vogliamo”. Uno slogan urlato dai circa 400 manifestanti che si sono dati appuntamento davanti al Sedile. Il mega gasdotto che attraverserà il Salento diventa il nuovo spauracchio per fare resistenza. Sui gradini salgono gli attivisti che parlano apertamente di “speculazioni”, di “stupro del territorio” e di “mafia dei colletti bianchi”. Più in basso la gente ascolta e applaude: giovani, anziani, ragazzini, professionisti e una manciata di politici. Arriva pure una precisazione, giusto per sgomberare il campo dai dubbi: “No Tap ovunque non solo nel Salento”. Una risposta.a quanti provano ancora a proporre modifiche del percorso tirando in ballo altri approdi, come Brindisi e Lendinuso. E c’è anche chi paventa eventuali pericoli ambientali per il territorio leccese: “Devono arrivare sulla Brindisi-Mesagne e per farlo saranno costretti ad attraversare Lecce da sud a nord”. Ed ecco la stilettata agli inquilini di Palazzo Carafa: “Il Comune di Lecce non ha fatto alcuna osservazione sulla Valutazione di impatto ambientale ma quando i lavori interesseranno anche il Parco di Rauccio cosa diranno?”. Quesito ascoltato direttamente dall’assessore alle Politiche Ambientali Andrea Guido in piazza con i manifestanti.
Non poteva mancare un accenno alle tensioni (e agli scontri) dei giorni scorsi: “Questa militarizzazione non è normale per un popolo pacifico come il nostro!”.
La manifestazione è filata liscia come l’olio. Peccato che rischi di essere strumentalizzata sul piano ideologico: l’esordio sulle note dì “Bella Ciao” appare l’ennesimo tentativo di dividere i cittadini in buoni e cattivi. Operazione che non giova a nessuno.
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