Un fantasma che si muove silenzioso nel chiasso della gente. Di giorno chiede lavoro, gli va bene di ogni e non guarda che sia a nero, di notte si rannicchia dove non passa nessuno, sulle sedie all’esterno dei locali chiusi o in luoghi di fortuna.
Amedeo il nome, solo quello, è di fantasia, non vuole elemosina né pietà. Vuole la dignità, come tante persone senza volto né nome che vivono sotto la soglia minima di povertà e credono ancora, positive, in un futuro migliore. O almeno possibile. Lui, 47 anni, un rapporto con la madre chiuso quando ne aveva 34 e su cui non vuole aprire nemmeno una parentesi, è passato inosservato per mesi e mesi. Vive a Veglie, qualcuno conosce la sua storia ma non cè mai tempo per soffermarsi, riflettere, dare sostanza agli sguardi compassionevoli con gesti concreti.
Eppure domenica qualcosa nella vita di Amedeo è accaduto. Su quel mucchio di vestiti accartocciati su una panchina, si è fermato lo sguardo di un ragazzo del posto, che gli ha parlato, ha voluto capire, conoscere. Quattro chiacchiere e quel no, secco, davanti allofferta pure garbata, di una somma di denaro per fare la spesa.
Io i soldi sono abituato a guadagnarmeli lavorando le parole di Amedeo, e riesco sempre a trovare qualcosa da fare. Come muratore, imbianchino, carpentiere, agricoltore, operaio, giardinieri, purché sia lavoro onesto non mi tiro indietro. Non servono elemosine, la dignità non si baratta, la libertà che ti dà il lavoro nemmeno.
Mite, voce bassa, la miseria non gli ha coltivato rabbia. Spiazza, Amedeo, tanto che farebbe sentire piccolo un gigante.
Quel ragazzo intanto, è riuscito a offrirgli pranzo e cena ma che faticaccia è stata, conferma. Il tam tam in paese è stato veloce, Molti cittadini di Veglie si sono mobilitati per aiutare quel concittadino di cui fino a qualche giorno fa ignoravano lesistenza e già gli hanno promesso una bicicletta.
Già, perché il 47enne si muove a piedi e ogni giorno percorre oltre cinque chilometri a piedi per raggiungere una struttura sportiva alle porte di Salice Salentino dove gli consentono di fare la doccia.
Non sono sporco, ho trovato un posto dove lavarmi dice lui, ma quando piove la struttura resta chiusa, non ci sono allenamenti né gare e io non so dove andare. Vorrei una stanza, anche un garage, uno scantinato di cui pagare un modesto affitto e i servizi. Con i lavoretti che si trovano in giro potrei pagare le spese, non desidero altro. Posso guadagnare anche 40 euro in nero, con una giornata di lavoro. Che sia a Veglie o in un altro paese per me è uguale, non voglio vivere sulle spalle di nessuno.
Prima una casa in comodato duso. Persa quella, per una ventina di giorni Amedeo ha vissuto presso una comunità per il recupero dalle dipendenze, in cambio di vitto e alloggio faceva lavoretti di ogni genere.
Poi anche quellesperienza a tempo è finita racconta, e sono tornato per strada. Per fortuna una cara persona mi ha ospitato nello scantinato della sua attività commerciale di nascosto dalla moglie, gli devo tanto.
Alle 23 si apre il portone di quel locale, il 47enne ci sgattaiola dentro come un ladro, riposa al caldo. Allalba rassetta e sguscia via.
Non si arrende, Amedeo. Non può andare sempre tutto storto, ne sono sicuro, sorride.
Fabiana Pacella
Facebook
Instagram
RSS