Rimini, “dallo stupro reale a quello mediatico”
“A due settimane da quando accaduto a Rimini, noto con rammarico e paura che la lente utilizzata per analizzare i fatti sta pericolosamente cambiando. ”
Così in un comunicato la coordinatrice femminile Provinciale di “Puglia Popolare ” Maria Teresa Carrozzo, si è espressa con veemenza sul ruolo essenziale della comunicazione e del giornalismo, nel racconto di gravi tragedie come gli stupri di Rimini, sottolineando l’inadeguatezza e la superficialità di molti, che hanno condannato alla gogna mediatica le vittime.
“Dopo i primi momenti nei quali giustamente si cercavano i responsabili per assicurarli alla giustizia, adesso trovati, l’attenzione si sposta con morbosità su altro e quelli che sono delinquenti carnefici e povere vittime diventano protagonisti di un serial perverso che si anima sulle pagine delle deposizioni rese nelle sedi giudiziarie competenti. Le dichiarazioni rilasciate dalla giovane 26enne alla quale oggi è stato asportato l’utero e dalla transessuale picchiata selvaggiamente e violentata, sono state pubblicate e divulgate in modo integrale da tutti i mezzi di informazione nazionale. Nessuna pietà per il dolore, la vergogna, l’umiliazione urlato in quelle deposizioni, nessuna pietà per due vite lacerate e turbate da 4 balordi, nessuna remora davanti al perverso desiderio di cronaca, davanti alla voglia macabra di uno scoop in più.”
Un circo mediatico che ha dello spaventoso, una corsa alla scoperta dei più insulsi e morbosi particolari sulle vicende, continua
“Dall’altra notte i siti dei giornali, e da ieri anche le pagine di carta, sono piene dei particolari terrificanti degli stupri avvenuti. Mi chiedo che senso abbia divulgare ciò che ha raccontato la turista polacca alla polizia, vincendo la vergogna e lo choc? Che cosa aggiunge a questa storia di orribile cronaca il fatto che l’abbiano trascinata dalla sabbia nell’acqua, e poi ancora nella sabbia, e poi di nuovo girata, e violentata in un altro modo? Libero ha titolato: “Violenze disumane e doppia penetrazione”, e il Corriere della Sera ha pubblicato i verbali delle deposizioni sotto l’occhiello “Le carte”… non sarebbe bastato: brutale aggressione e stupro? Allora mi chiedo ma se la vittima fosse stata una donna italiana, una nostra connazionale che ben conosce la gogna mediatica che può scattare quando si denuncia un’aggressione cosi o meno grave, si sarebbe sentita libera di farlo? Oppure avrebbe scelto di tacere per non esporre la propria famiglia, magari i propri figli ad ulteriori umiliazioni? E’ giusto che una donna violentata anche nella propria anima, debba subire un secondo stupro di massa, leggendo che i particolari confidati durante una deposizione, nella speranza che potessero servire a bloccare dei mostri adesso sono di dominio pubblico, utili ad aumentare le visualizzazioni di qualche testata on line? Questa è una seria considerazione alla quale da professionista della comunicazione e da esponente politico non posso e non voglio sottrarmi e sulla quale chiedo ai colleghi tutti di riflettere con attenzione!”