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La sfida per il ballottaggio con il “contorno” dell’anatra zoppa

L’anatra zoppa è dietro l’angolo. Tutto dipende dall’esito del voto del 25 giugno: dovesse prevalere Carlo Salvemini l’ipotesi si trasformerebbe in realtà. In caso contrario (vittoria di Mauro Giliberti) nessuno anomalia elettorale. A Palazzo Carafa è già tempo di analisi e di previsioni a meno di due settimane dal ballottaggio per la poltrona di sindaco. Anche se si fa fatica a far luce sui dati (non ancora definitivi) delle amministrative leccesi. Colpa (anche) di un presidente di seggio che ha gettato la spugna lasciando tutti di sasso. Ma tant’è. Cambia poco la sostanza. Che dice – senza tanti giri di parole – che in consiglio comunale esiste già una maggioranza di centrodestra. La coalizione, infatti, ha superato di gran lunga la fatidica quota del 50 per cento più uno dei suffragi. Ergo: ad oggi in aula consiliare sono pronti a sedersi 17 esponenti di centrodestra e 15 consiglieri tra centrosinistra, fedelissimi di Alessandro Delli Noci, pentastellati e compagnia cantante. Risultato? Dovesse prevalere Salvemini al secondo turno si ritroverebbe con una maggioranza di altro colore. In politica questo fenomeno si chiama, appunto, anatra zoppa. Anche se c’è chi tira in ballo una sentenza della Cassazione che rimetterebbe tutto in discussione.
Ad ogni buon conto questo dato non può far passare in secondo piano l’evidente defaillance del candidato sindaco di centrodestra Mauro Giliberti, fermatosi a quota 45,3 per cento, quasi sette punti in meno della coalizione, e le performance – di contro – sia di Carlo Salvemini (+4,3 rispetto al centrosinistra) e di Alessandro Delli Noci (+0,7 per cento rispetto alle sette liste che lo hanno sostenuto).
I numeri, in politica, sono tutto. Ma spesso due più due non fa necessariamente quattro. Intanto, prima di una nuova chiamata alle armi e di possibili apparentamenti in vista dell’appuntamento elettorale del 25 giugno, è già scattata, in sordina, la resa dei conti interna alla ricerca del voto perduto. Sterile esercizio perché la partita non è affatto chiusa. Per nessuno.