“Oggi un giovane in grave stato di bisogno è morta per cause naturali, come accertato dai medici intervenuti, sotto i portici di un condominio di Viale Otranto dove aveva trovato riparo nella notte. Singh, Sony per i suoi amici, era conosciuto dai membri della comunità indiana, presso la quale ha in passato trovato sostegno e possibilità di impiego e l’offerta di un aiuto economico per tornare nel suo paese d’origine, che, a quanto riferitomi, ha declinato. Non era sconosciuto al Comune e alla rete delle associazioni caritatevoli della città, ma non fruiva abitualmente dei servizi di ricovero presso Masseria Ghermi o delle mense che sono presenti in città. Servizi dei quali puntualmente le persone senza fissa dimora vengono informate dal settore Welfare, anche con l’ausilio di Polizia Locale e Protezione Civile. E per fruire dei quali è necessaria la volontà dell’utente, oltre alla disponibilità degli Enti.
Sono profondamente dispiaciuta per l’epilogo di una vita che sono certa tutti potevamo fare di più per riportare su un percorso diverso, e mi unisco al dolore della comunità Sikh e di quanti lo conoscevano. Mi dispiace che nei dibattiti sui social si affrontino con leggerezza drammi che nella quotidianità, in tanti casi, si preferisce ignorare passando avanti. La realtà, che oggi si rivela in maniera così cruda, è che anche nella nostra città, come altrove, esistono persone che non riescono, per forti dipendenze da alcool o droghe, disabilità, psicosi ad immaginare un’alternativa, a scorgere una via d’uscita da un cammino che può condurre anche alla morte. Oggi siamo costernati, domani dovremo impegnarci tutti maggiormente per fare in modo che non accada più”.
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