“Siamo il presente, non solo il futuro”
“Sono tempi duri e bui, non solo per le forze della famiglia dei democratici e dei progressisti, ma anche e soprattutto per l’Italia e per i socialisti europei. Abbiamo deciso, in qualità di giovani e appassionati amministratori e militanti del centro-sinistra, di rivolgere una lettera aperta ai nostri dirigenti locali e nazionali, senza scadere nella retorica, nel politichese e nel perbenismo farlocco.
La nostra comunità è preda di un chiacchiericcio confuso, che ha sostituito la dialettica e chiuso i luoghi deputati al dibattito e al confronto interno.
Parleremo con voce chiara. La voce di chi ha servito con devozione, costanza e impegno le rivendicazioni e le giuste cause di una comunità fatta di uomini e donne in carne e ossa.
Nicola Zingaretti ha finalmente inaugurato una fase costituente, che vedrà la costruzione di un nuovo soggetto politico.
Ci chiediamo: chi saranno i protagonisti e i promotori della nostra nuova casa? Attraverso quali modalità verranno selezionati e istituiti i nuovi organismi collegiali? Quali interessi, quali sfide, quali responsabilità, quali temi, quali battaglie intende intestarsi il “partito nuovo” per recuperare l’entusiasmo e la fiducia del proprio popolo?
Non saranno sufficienti i cinque punti stilati dal segretario nazionale, seppur indicatori della volontà di ripartire col piede giusto; non basterà seppellire il nome del Partito Democratico, ideare slogan propagandistici, cimentarsi in nuove forme di comunicazione, impostare le assemblee su analisi ripetitive e anacronistiche, tenere in vita le attuali correnti, portatrici più di discordia che di pensieri divergenti per giungere ad una sintesi forte e unitaria.
Il nuovo partito, dal nostro modesto punto di vista, deve rinascere dalle ceneri che toccano le periferie, i quartieri dimenticati da Dio e dalla politica, dalla solitudine degli outsider, dallo sfruttamento della nuova “working class”, dai nuovi bisogni che non hanno voce e che non trovano un’offerta credibile nella nostra parte politica.
Il nuovo partito, insomma, deve emergere dall’Italia profonda, fiorire nel cuore del disoccupato, dell’operaio sottopagato, del laureato ridotto ad un operatore telefonico in un call center, del giovane ricercatore costretto a rifugiarsi in qualche capitale europea, dell’imprenditore del Mezzogiorno che vede chiudere la propria eccellenza, del ceto medio incapace di esprimere le proprie potenzialità professionali e sociali perché impoverito e messo in ginocchio da politiche sbagliate e liberiste, del professore che intende formare la “società futura” e non vedere la propria scuola, il proprio lavoro trasformato in un servizio prestato ad una start-up aziendale.
La vera sfida è proprio questa: riprenderci il cuore del nostro popolo, della nostra parte, del nostro blocco sociale e con esso soddisfare le esigenze del Paese reale, dell’Italia vera.
La vera sfida consiste nell’innervarsi nelle fasce e nelle piaghe sociali, nelle forze produttive, tra i cittadini che non intendono essere fregati ancora una volta , presi in giro, animati durante una campagna elettorale per poi essere accantonati in soffitta il giorno dopo, a urne chiuse. Insieme alle loro sacrosante rivendicazioni e domande.
Questo compito può essere assolto solo mediante un nuovo protagonismo da parte delle nuove leve, ormai diventate adulte.
Non intendiamo inaugurare un nuovo ‘89, sappiamo bene che il “nuovismo” imposto dall’alto o dall’esterno è destinato a morire sul nascere, che non basta essere buoni, puri, casti e giovani per ribaltare lo stato di cose presente.
Tuttavia, l’ingordigia della vecchia classe dirigente ha distrutto il progetto del Partito Democratico, così come il loro istinto di “sopravvivenza” e di auto conservazione ha reso tutti noi inutili, stanchi e relegati ad un perenne stato di minorità.
Tocca a noi. E questa volta non indietreggeremo per rispettare una ridicola e inesistente”disciplina di partito”, una paraculata utile solo a consolidare vecchi nomi e cognomi, una gerarchia sterile, incapace di grandi slanci e di reggere le tensioni del nostro tempo.
Partiremo dalla Puglia, dai giovani amministratori locali pronti a fare quadrato attorno alla nostra visione, dalla salita che dovremo percorrere in questi mesi, dalle questioni scottanti: Ilva, Xylella, sanità, ambiente, sviluppo, politiche pubbliche, per rilanciare il nostro sistema infrastrutturale.
Niente chiacchiere o pettegolezzi. Siamo un cantiere aperto, ma con un’identità chiara e politicamente definita.
Siamo convinti che questo sia il nostro momento. Il momento della maturità, delle scelte nette e della responsabilità.
La responsabilità di occupare uno spazio che non ci spetta per diritto generazionale, ma per merito.
Misurandoci con il consenso e con le aspettative dei cittadini di buona volontà. Piaccia o no siamo in campo e lo saremo anche domani. Perché noi ci siamo e ci saremo. Sempre e ovunque”.