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Il Lecce ha ragione, ma vince il Var delle incongruenze

«Avete ragione ma non cambieremo atteggiamento.» Queste sono in sintesi le parole del designatore degli arbitri Rizzoli durante l’incontro tra Aia, Can di A e Società di Serie A, alla quale ha preso parte l’U.S. Lecce con il suo presidente Saverio Sticchi Damiani, il direttore generale Giuseppe Mercadante, il collaboratore tecnico di Fabio Liverani ed ex calciatore giallorosso Cesare Bovo ed il capitano Marco Mancosu.
La società giallorossa aveva preventivamente annunciato il suo esodo a Roma per mettere in evidenza il grave errore arbitrale commesso durante la partita Lazio – Lecce. Un errore oggettivo per il quale il club aveva preferito non fare ricorso scritto, ma piuttosto evidenziarlo ai vertici della classe arbitrale come punto di partenza per un cambiamento di utilizzo del Var, in modo che potesse essere usato per far rispettare oggettivamente tutte le regole del gioco. Il Lecce ha ricevuto giustizia, visto che Rizzoli ha ammesso l’errore del suo ex collega Manganiello, ma quella dei giallorossi sembra essere una vittoria effimera.
Andiamo con ordine. La diatriba risale al secondo tempo della gara di dieci giorni fa all’Olimpico. L’arbitro Manganiello prima aveva assegnato un calcio di rigore ai giallorossi, ma successivamente aveva impedito di far ribattere il penalty del possibile 2 a 2. La conclusione dagli undici metri, infatti, era stata sbagliata da Babacar, ma la respinta del portiere laziale era stata ribadita in gol da Lapadula, entrato in area una frazione di secondo prima della battuta del rigore.
Davanti ad un “principe del foro” come Saverio Sticchi Damiani e davanti a delle immagini inequivocabili dove si poteva evincere chiaramente che, oltre a Lapadula, altri tre giocatori della Lazio erano entrati in area prima del tiro di Babacar, il designatore degli arbitri Rizzoli ha dovuto ammettere l’errore di non far ripetere la massima punizione. L’ex arbitro, però, ha gelato la possibilità che in futuro ci possa essere un diverso utilizzo della tecnologia. Per lui la prassi per l’uso del Var, imposta dai vertici internazionali, non andrà a modificare errori di valutazione dell’arbitro su giocatori che non rientrano (a suo dire) concretamente nel gioco.
Per farla breve: qualora si dovesse avverare di nuovo una situazione simile a quella di Roma, il Var non richiamerà l’arbitro, segnalando la posizione scorretta di giocatori che non toccano la sfera (ma che comunque commettono un’infrazione) e, quindi, non si andrà a porre rimedio ad un errore simile a quello subito dal Lecce.
L’ammissione dell’errore oggettivo da parte dei vertici della Can, quindi, può solo aumentare il dispiacere nell’ambiente giallorosso per un’ingiustizia più che evidente. Al tempo stesso, però, si evince chiaramente come la classe arbitrale internazionale voglia usare il Var. La tecnologia, introdotta per metter fine ad errori palesi, non è e non sarà usata per far rispettare tutte le regole del gioco, ma tralascerà ogni valutazione soggettiva dell’arbitro. Ormai il Var serve solo per tracciare linee immaginarie in tre dimensioni e per verificare falli di mano che non tengono più conto della dinamicità del gioco. In poche parole, è come se il Var fosse attento alla pagliuzza e si dimenticasse di vedere quando c’è la trave.