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A casa centinaia di lavoratori salentini, Cgil: “Effetto Di Maio”

LECCE – Primi effetti del Decreto Di Maio sui lavoratori salentini. Oggi scadono numerosi contratti tra interinali e agenzie di somministrazione e contemporaneamente viene meno la disciplina transitoria del Decreto Di Maio. Nelle intenzioni governative, il limite ai rinnovi dei contratti precari avrebbe dovuto incentivare il ricorso al tempo indeterminato. In realtà l’effetto ottenuto è opposto: centinaia di persone hanno di fatto perso il lavoro.

Per effetto del Decreto Di Maio (vedi giù la scheda), molte aziende hanno deciso di non rinnovare i contratti in scadenza ieri. In questo modo le imprese evitano aggravi contributivi. Dal punto di vista dei lavoratori, soprattutto chi tra essi vanta maggiore anzianità e magari si aspettava la stabilizzazione, la giornata è stata drammatica: in tantissimi infatti hanno perso il lavoro.

 «I lavoratori che hanno maturato un’anzianità di oltre 12 mesi, specialmente chi aspirava ad una stabilizzazione frutto di anni di lavoro, sono stati traditi dal Decreto Di Maio», dice Sabina Tondo, coordinatrice provinciale del Nidil Cgil Lecce. «Nella maggior parte dei casi parliamo di lavoratori che hanno acquisito competenze nella propria attività e che dovranno ora reinventarsi, magari per l’ennesima volta. Un provvedimento come il Decreto Di Maio, che nelle intenzioni vuol combattere la precarietà, ha nei fatti espulso da ciclo produttivo centinaia di lavoratori salentini e probabilmente incentiverà il turnover nelle aziende. La norma andrebbe migliorata, per esempio obbligando le aziende che attingono dalle agenzie interinala mantenere il personale nello stabilimento, senza ricominciare da capo ogni volta. Una sorta di diritto di prelazione sulle assunzioni».

 Il Decreto Di Maio agisce come un coltello a doppia lama sui lavoratori interinali. Oltre al tetto legato alla durata dei contratti, infatti, su di loro incombe anche il limite fissato dal Decreto Di Maio al lavoro in somministrazione: «Il datore di lavoro ha l’obbligo di attenersi al limite del 30% di interinali sulla platea dei lavoratori dipendenti. Questo costringe le aziende in cui in questi anni si è fatto un uso sregolato e quasi strutturale di interinali a “sfrondare”. E così dall’oggi al domani, i lavoratori interinali, praticamente ormai strutturati in tantissime nostre realtà produttive, si sono ritrovati ad essere lavoratori in eccesso», conclude Tondo.

 Il caso Comdata

C’è un’azienda in cui queste dinamiche sembrano già in atto. È Comdata, il call center che nel tempo è diventata la più grande impresa della provincia per numero di occupati. In via De Mura a Lecce, infatti, sono impiegati circa 1.200 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, a cui si sommano circa 800 tra lavoratori in somministrazione e collaboratori a progetto. Qui proprio ieri, quasi 200 lavoratori hanno ricevuto la comunicazione del mancato rinnovo del contratto in somministrazione in scadenza al 31 ottobre. Stesso destino hanno vissuto decine di lavoratori nelle settimane passate e di certo prossimamente dovranno vivere altri loro colleghi. Tra essi anche lavoratori ormai strutturati, al lavoro sulle grandi commesse dell’azienda da oltre 18 mesi.