I giochi ad estrazione sono ancora oggi tra i più gettonati per chi vuole tentare la fortuna senza spremersi troppo le meningi. Concorsi e lotterie permettono potenzialmente ad ogni partecipante di arrivare alla vittoria, ma va da sé che le probabilità di successo sono piuttosto remote. A riuscire a far collimare il divertimento con la casualità della sorte sono la tombola e il bingo, due giochi molto simili tra loro, ma concettualmente diversi, anche in virtù delle rispettive origini. La tombola è infatti un’attrazione tipica delle festività natalizie, mentre il bingo viene giocato volentieri anche negli altri periodi dell’anno. Se il primo è un gioco pensato più per stare in compagnia, il secondo si avvicina di più ai connotati dell’azzardo.
Quella della tombola è una storia indubbiamente particolare. Il gioco è stato inventato intorno alla metà del XVIII secolo dopo un litigio tra Re Carlo III di Borbone e il frate Gregorio Maria Rocco. A Napoli il popolo era solito divertirsi nei vicoli con il lotto, che non era però del tutto legalizzato. Il frate sosteneva che imporre delle tasse sul gioco avrebbe allontanato la gente dallo stesso con ripercussioni anche sui credenti, che si sarebbero sentiti troppo pressati dai regnanti. Alla fine si decise di bandire il lotto solo durante il periodo natalizio, ma il popolo rispose inventando un nuovo gioco ad estrazione tra le mura domestiche. Così nacque la tombola, che nel giro di poco tempo iniziò a farsi conoscere in tutta Italia.
Le regole sono piuttosto semplici. Ogni giocatore può acquistare prima dell’inizio della partita un determinato numero di cartelle sulle quali sono segnati 15 numeri, che andranno marcati di volta in volta a seconda dei risultati delle estrazioni, di cui si occuperà l’addetto al tabellone. In totale i numeri presenti sono 90: un numero non casuale, ma legato ai membri dei Serenissimi Collegi che erano soliti essere proposti in fase di elezione. Pochi e semplici particolari per dar vita ad uno dei giochi più popolari d’Italia, che è riuscito a resistere nel tempo anche all’avvento del digitale, conservando il suo notevole potere aggregante.
Al contrario della tombola, il bingo non ha avuto origine in Italia, bensì in Georgia, dove era già presente un gioco ad estrazione abbastanza conosciuto, il “beano”. Nel corso di una partita, un turista americano gridò per errore “bingo” invece di “beano”, forse in preda all’emozione, ma quella parola risultò talmente simpatica ed orecchiabile che in seguito è stata utilizzata anche dagli altri giocatori. Le differenze con la tombola risiedono principalmente nei premi a disposizione: non ci sono ambo, terno e quaterna, ma solo cinquina e, per l’appunto, bingo, che si consegue marcando tutti i numeri di una cartella. In relazione al numero di estrazioni eseguite prima dell’uscita del numero vincente, però, l’entità del premio cambia.
In Italia il bingo ha iniziato a farsi strada solo sul finire del secondo millennio e registrò da subito buoni consensi, nonostante la tombola fosse ovviamente molto più conosciuta. Non c’è voluto molto prima di vedere anche il bingo su Internet: un passo avanti necessario per sopravvivere nell’era delle tecnologie moderne, nonché un’intuizione che si è rivelata efficace. Proprio negli ultimi anni, infatti, le sale da bingo hanno ottenuto sempre meno concessioni e licenze e sono drasticamente diminuite di numero. Ancora oggi, però, sono in migliaia a divertirsi indistintamente tra tombola e bingo, anche nello Stivale.