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Un Festival di Sanremo a misura di millennials

Fiumi di parole, fiumi di parole fra noi e la fine della quarta serata del Festival di Sanremo.

E fiumi di parole sono quelli che Eros Ramazzotti si è scordato ieri sera. Ramazzotti (in gara con Ultimo) che dimentica le parole delle sue canzoni, conosciute persino dai sassi.

Una serata strana quella dei duetti: Grignani anche ieri ha fatto slittare completamente la scaletta perché insieme ad Arisa, ha deciso che fosse un suo concerto e non voleva scendere dal palco. Senza pensare ai poveri telespettatori.

Ma il vestito di Arisa sarà davvero identico a quello della primo violino della Scala che ha suonato con Lazza ed Emma? Misteri sanremesi. Emma che inoltre ha dato una esibizione molto intensa ed intima.

Meravigliosa la cover di Elodie con Big Mama: il talento non ha una “confezione” standard e si vede. Elodie ci ha poi regalato un momento alla “Piero Pelù” ripetendo il furto della borsetta (cosa non si fa per il Fantasanremo).

L’esibizione di Peppino Di Capri è stata commovente, ed ha ragione nell’affermare che il premio Città di Sanremo è arrivato anche fin troppo tardi ma “meglio tardi che mai”.

Questa è stata decisamente la serata dei millennials, cioè di chi è nato fra il 1989 e il 1996 ed ha vissuto l’adolescenza a cavallo fra i due secoli: Elisa e Giorgia ci hanno regalato uno di quei momenti che ti fanno sentire felice di essere vivo, riarrangiando i loro grandi successi sanremesi e cantando divinamente insieme. Gli Articolo 31 hanno tirato giù l’Ariston con i loro successi, il medley di Paola e Chiara ci ha riportato alle calde estati fatte di balletti ed sms. Alex Britti con LDA ci ricorda che è un artista troppo poco apprezzato. Mr Rain ha portato il Cremonini dei Lunapop, togliendo però un po’ di gusto pop anni ’90 che rendeva il pezzo iconico. Le Vibrazioni e i Modà si sono divertiti molto, mentre Mara Sattei ci ha regalato un omaggio a Gigi D’Agostino con una meravigliosa Noemi.

Tra le esibizioni migliori senza dubbio quella di Marco Mengoni che con un coro gospel d’eccellenza ha fatto emozionare tutti con il classico dei Beatles “Let It be”. Ed infatti è lì in cima alla classifica per la quarta volta consecutiva. La premiazione è stata di fatti una premonizione per la vittoria finale? Probabilmente.

Da segnalare la bella esibizione di Tananai che ha cantato “Vorrei cantare come Biagio” (di Simone Cristicchi) rivisitandola con Biagio Antonacci in persona. Cos è il genio se non questo?

Deliziosi anche i Coma Cose che modernizzano un classico dei Ricchi e Poveri; bell’arrangiamento anche per i Colla Zio che propongono una Salirò funky. Bocciati Colapesce e Dimartino che hanno deluso con la loro Azzurro insieme a Carla Bruni: un po’ perché il brano non è facile da cantare come sembra, un po’ perché la bellissima Carla non azzeccava gli attacchi.

Sethu ci ha proposto un paradosso: cantare i Baustelle senza i Baustelle (che invece erano in gara con i Coma Cose). Anna Oxa sempre più diva duetta praticamente con sé stessa, le sue canzoni. Ma la voce e lo stile non sono più quelli di un tempo.

Non commenteremo la performance di Ariete e Sangiovanni: va bene l’emozione e la gioventù, ma stonare su Battiato è un po’ troppo.

Madame tocca De Andrè: per noi cantare Faber con l’autotune è un po’ come una dichiarazione d’odio. Bene la rivisitazione solo quando ha senso, come ad esempio la versione della “Notte vola” di Olly con Lorella Cuccarini.

Questa epidemia di autotune inutile deve finire: a cosa serve l’autotune su un pezzo di Michele Zarrillo cantato con Michele Zarrillo? A fare emergere ancora una volta la disparità di doti canore, solo a quello. La coerenza serve in tutto, anche nell’uso del famigerato software. Niente da dire su Gianmaria e Manuel Agnelli che come sempre migliora tutti i duetti a cui partecipa. Debole la performance di Shari con Fasma: non capiamo alcune scelte di stile nella sua voce.

Chi ci ha piacevolmente stupito è stato Rosa Chemical con Rose Villain: un bel mix di energia (erotica e non) per un pezzo iconico ben riarrangiato.

Dignitoso il duetto dei Cugini di Campagna con Paolo Vallesi, che comunque dimostrano sempre una gran bravura tecnica nell’uso delle voci.

Edoardo Bennato ha fatto un’esibizione e da qualche parte c’era anche Leo Gassmann.

Levante ha portato un altro salentino sul palco dell’Ariston, Renzo Rubino, con una struggente interpretazione di “Vivere”. Delicata ma dal forte impatto emotivo.

Cosa dire della co-condruttice Chiara Francini? Senza dubbio la più elegante e colorata fino ad ora, un po’ prolissa nelle gag forse, ma che tiene il palco benissimo. Interessante il suo monologo sulla maternità vista dagli occhi di una donna che esce fuori dai soliti schemi della “madre-angelo”. Non esiste solo un tipo di maternità, come non esiste un solo tipo di felicità e di realizzazione personale. E forse le aspettative della società sulle donne devono cambiare così come cambiano le donne stesse.

Cosa ci aspetta nella serata finale? Un sacco di ospiti e poche sorprese in classifica probabilmente.