NARDò – La giunta guidata dal sindaco Pippi Mellone ha approvato stamattina il progetto esecutivo di demolizione del gerontocomio in zona 167, un’opera mai completata e abbandonata ormai da oltre quarant’anni. Il progetto è stato redatto dall’ingegnere Igor Imperiale e prevede una spesa di 705 mila euro, che sarà affrontata con risorse di bilancio. I lavori inizieranno entra la fine del 2022.
La decisione di demolire questa ennesima “incompiuta” della città si è resa inevitabile a seguito del “responso” inequivocabile dell’attività di valutazione dell’idoneità statica del fabbricato, eseguita dallo stesso ingegnere Igor Imperiale. È emerso, infatti, che un’ipotesi di recupero dell’immobile, per una serie di criticità dettagliatamente illustrate nella relazione, sia poco (se non per nulla) perseguibile in relazione al significativo investimento necessario per consentire l’avvio concreto della operatività. Inoltre, in tale ipotesi la struttura di base resterebbe sempre e comunque interessata dalle problematiche tipiche della vetustà del cemento armato, posto in opera da diversi decenni e caratterizzato da scarsa resistenza e da carbonatazione e realizzato con armature lisce e in parte ossidate.
“Un mostro di cemento di 5000 metri quadri, costruito tra gli anni ‘70 e ‘80 e mai ultimato, verrà finalmente cancellato – annuncia il sindaco Pippi Mellone – si tratta della ennesima cattedrale degli sprechi, ereditata dalla peggiore classe politica del Sud Italia. L’immobile, mai ultimato, cadente e pericoloso, come l’ex palazzo di città (demolito nel 2017) è un simbolo dello sperpero di denaro pubblico della vecchia politica. Oggi, solo una enorme bruttura collocata in mezzo alle case popolari. Entro fine anno daremo il via ai lavori di demolizione. Al suo posto, se ci aggiudicheremo il bando del Pnrr a cui abbiamo partecipato, alloggi per anziani autosufficienti”.
Al posto del vecchio gerontocomio l’amministrazione comunale punta a realizzare una Social Housing per anziani autosufficienti e ha candidato il relativo progetto da 3 milioni e 705 mila euro a un avviso del Pnrr su servizi e infrastrutture sociali. Quella della “residenza sociale” è una tipologia di intervento edilizio e urbanistico in favore di una fetta di popolazione a basso reddito, in grado di risolvere il problema dell’emergenza abitativa, di fornire un alloggio a bassi costi e ad alta efficienza energetica e, infine, di dare vita a spazi condivisi e aperti alla città in modo da agevolare l’integrazione sociale. Secondo l’ipotesi progettuale sorgerebbero al piano terra (da circa 1035 metri quadri) tre zone, destinate rispettivamente a servizi collettivi (palestra, sala per massoterapia, sala per idroterapia, mensa e sala per visite specialistiche ambulatoriali), a residenza e a sala polifunzionale. Al primo piano (da circa 1125 metri quadri) troverebbero posto un solarium, una zona lavanderia e 19 alloggi (con superficie variabile tra 38 e 45 metri quadri) dotati di soggiorno/pranzo, camera da letto, bagno e ampio balcone. All’esterno una serie di servizi fruibili da residenti e da cittadini: un’area verde, un’area bocciofila, un’area attrezzata per la ginnastica dolce, un’area per coltivazioni florovivaistiche, un dog park. La struttura nel suo insieme avrebbe una capacità ricettiva massima di 38 anziani autosufficienti.