La grande chance di Falcone: «Ho voluto Lecce da subito»
«Contento della scelta che ho fatto». Così si è presentato Wladimiro Falcone, il nuovo portiere del Lecce. Corvino e Trinchera hanno puntato da subito sul portiere di scuola Samp che ha colto l’occasione di trasferirsi nel Salento per giocare finalmente da titolare in Serie A. «Noi puntiamo tanto sul calciatore sebbene abbia alle spalle solo una dozzina di partite in massima serie.» Afferma Corvino. «E’ bravissimo tra i pali, ma sa anche giocare la sfera con i piedi. Il portiere è un ruolo importante e sappiamo di aver fatto la scelta migliore.»
Corvino e Trinchera sono stati determinanti per l’approdo di Falcone in maglia giallorossa. «Per me è una grande opportunità quella di venire a Lecce. Osti, Faggiano e Lorieri mi hanno parlato benissimo della piazza e questo è stato decisivo. Il direttore Corvino non lo conoscevo di persona, ma so quanto valga. Con Trinchera sono stato a Cosenza e ho sentito subito fiducia visto che mi ha chiamato il lunedì successivo alla fine del campionato. Io ho subito dato la mia disponibilità al trasferimento. Sentivo che sarei dovuto venire in questo club.»
Falcone appare sicuro non solo in campo, ma anche davanti ai microfoni. Spiega come sia maturato molto dalla sua esperienza a Lucca. «Ho iniziato a giocare a pallone tardi, avevo undici anni, e da subito sono stato in porta. Avevo molto timore di restare impantanato in C, poi per fortuna c’è stata la svolta di carattere psicologico grazie al preparatore Biato che avevo a Lucca. A metà stagione lui riuscì a toccare le corde giuste e così feci un girone di ritorno splendido. Da lì sono passato poi in B e poi come vice di Audero nella Samp. Adesso voglio confermarmi ad alti livelli, questo è l’anno della mia consacrazione.
Falcone parla anche delle sue caratteristiche. «Mi piace aiutare i difensori con le uscite alte e per loro quello è un fondamentale importante. Sui rigori vado molto di istinto e sono felice di essere definito un para rigori. Ricordo le parole di un tecnico che ebbi da giovanissimo che mi disse che i portieri sui tiri dal dischetto non hanno nulla da perdere. Non temo il lavoro straordinario che un portiere di una squadra come il Lecce deve sostenere in A. Ho scelto il 30 perché il 3 è il mio numero fortunato, ma nel calcio un portiere con il 3 non si vede quasi mai.»