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Gallipoli, restaurate le tele della chiesa dei Santi Medici

GALLIPOLI – Dopo un lungo e impegnativo restauro, voluto dall’Associazione “SS.Medici” di Gallipoli e reso possibile dall’intervento economico della Fondazione Banca Popolare Pugliese “Giorgio Primiceri” onlus , tornano alla devozione dei gallipolini e dei fedeli del circondario ionico, le quattro grandi tele che impreziosiscono la chiesa dei SS. Medici, situata nel centro storico dell’antica Gallipoli. La cerimonia della consegna delle tele si è tenuta dopo un incontro nella cattedrale di S. Agata, alla quale hanno preso parte il Vescovo di Nardò-Gallipoli, mons.Fernando Filograna, il Presidente della Banca Popolare Pugliese, Vito Primiceri, don Piero De Riccardis, autorità e cittadini di Gallipoli che poi hanno affollato la chiesetta dei SS: Medici per ammirare i dipinti, restaurati dalla dr.sa Rossana Loiacono.

Si tratta dei quadri raffiguranti l’Annunciazione, la Sacra Famiglia con San Giovannino, il sacrificio di Isacco e San Girolamo penitente. I grandi dipinti, databili nel XVII secolo, ma di incerta attribuzione, sono il lascito della famiglia Passaby, di origine francese, che li ha donati molti anni fa alla Chiesa dei Santi Medici. La Fondazione Banca Popolare Pugliese “Giorgio Primiceri” onlus”, proseguendo nella sua opera di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale dei territori in cui opera, ha voluto sostenere questo impegno, aderendo alle pressanti richieste dell’Associazione Cattolica che sovrintende alla cura della chiesetta gallipolina e che vedeva in grave pericolo, per l’azione del tempo e dell’umidità, le preziose ed antiche tele che sono tornate ad adornare la navata centrale. Il vescovo di Nardò-Gallipoli, mons. Filograna, nel suo saluto, ha posto l’accento sul valore delle opere d’arte nella sensibilità religiosa e nella devozione popolare, ma ha anche rilevato il valore civile del patrimonio artistico che non avvicina solo i fedeli ai misteri della religione, ma rappresenta anche un modo per valorizzare la città, ringraziando perciò la Banca Popolare Pugliese per il suo risolutivo intervento.

“Non potevamo sottrarci a questa richiesta – ha sottolineato il Presidente della Fondazione Banca Popolare Pugliese onlus, Vito Primiceri – per l’importanza della Chiesa dei SS. Medici nella devozione popolare gallipolina, ma anche per la rilevanza artistica delle tele, che costituiscono una ulteriore attrattiva culturale per la cittadina jonica, a cui la Banca Popolare Pugliese è legata da sempre. Sono infatti esattamente 50 anni che la città di Gallipoli ha accolto la nostra Banca ed il legame con la comunità gallipolina è diventato indissolubile, tanto che questo restauro può rappresentare anche un modo per ringraziare i cittadini per il cammino fatto insieme. L’attenzione alle testimonianze della storia artistica e culturale dei nostri territori è tra le prime incombenze che maturano dall’impegno sociale che la nostra Fondazione pone tra gli obiettivi principali della sua presenza nelle comunità in cui opera. Si tratta delle connotazioni caratteristiche delle nostre contrade e come tali devono essere valorizzate e salvaguardate. Da qui il nostro impegno accanto a quello di tanti volontari, come l’Associazione Cattolica “SS: Medici, che ringraziamo per il suo impegno”.

Relativamente alle tele che sono tornate ad adornare le pareti, il loro restauro è stato particolarmente impegnativo ma ha restituito alle opere la loro originale configurazione . “Sono stati riportati alla luce – ha sottolineato la dr.sa Rossana Loiacono al termine della sua opera di restauro – i colori originali nascosti da uno strato uniforme di sporco, costituito soprattutto da vernici alterate, residui organici e depositi di polvere che ne impedivano una corretta lettura. In particolare nel dipinto di S. Girolamo (fine XVII secolo), sono di nuovo visibili, ai lati del Santo, il teschio e il leone, simboli della sua iconografia. Il dipinto raffigurante l’Annunciazione è il più antico dei quattro ed è riconducibile alla bottega del pittore gallipolino Gian Domenico Catalano, che operò tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo”.