COPERTINO – Giunge al culmine domani “La Civiltà della Memoria”, rassegna celebrativa della ricorrenza del 25 aprile organizzata dal Comune di Copertino e dall’associazione “Casello 13” nell’ambito del progetto “Sui binari della memoria” – ideato e diretto dal professor Dario Chiriatti – con il sostegno della Regione (Assessorati alla Cultura e a Scuola, Università, Politiche per il Lavoro) e il patrocinio del Polo Museale della Puglia, del Liceo statale “Don Tonino Bello” e della locale Associazione Nazionale Partigiani Italiani.
Dopo gli appuntamenti di ieri, che hanno visto il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky impegnato in mattinata con una lectio magistralis presso il Liceo “Don Tonino Bello”, e in serata al Castello di Copertino con un incontro sul tema “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”, con lettura scenica a cura degli studenti, domani, nel giorno dell’anniversario della Liberazione, il programma della rassegna sarà altrettanto articolato. Si comincia infatti alle 9.30 in via Ruggeri, dove – alla presenza dei familiari di Piero Terracina, testimone della Shoah e cittadino onorario di Copertino – è in programma la visita di “Casa Colonna”, centro polifunzionale che ospita da una parte il Museo della Prima e Seconda Guerra Mondiale e la “Casa di Piero” – contenente gli arredi e il fondo librario donati dalla famiglia Terracina al Comune di Copertino – e dall’altra un centro studi e ricerche impegnato a promuovere e organizzare appuntamenti a tema, anche in collaborazione con enti pubblici e privati.
Sempre domani, ma alle 10.30, un corteo partirà invece da Palazzo Briganti alla volta di piazza Umberto I, dove alle 12 si terrà la manifestazione “In bici per la libertà e la pace” e verrà deposta la tradizionale corona di alloro presso il Monumento ai Caduti.
La rassegna si conclude domani sera alle 20 al Castello di Copertino con “Rotte Mediterranee”, concerto-spettacolo di Moni Ovadia (voce) e Giovanni Seneca (voce e chitarra) con Anissa Gouizi (voce e percussioni), Gabriele Pesaresi (contrabbasso), Francesco Savoretti (percussioni). Si tratta di un recital basato sull’intreccio di racconti e canzoni popolari dell’area mediterranea e composizioni originali di Giovanni Seneca, in cui “il mare torna a essere un ponte tra le sue sponde, a collegare mondi un tempo strettamente legati e che continuano a mantenersi in contatto, grazie a quanti credono alla cultura come strumento di comunicazione per il dialogo tra i popoli”. Il Mediterraneo non è insomma solo un luogo geografico, “è un’atmosfera, un paesaggio. E’, tra i punti cardinali, quello che vive nel presente: non è la proiezione smisurata della conquista dell’Ovest, né il rigore nordico dell’etica del lavoro, non è l’origine che appartiene all’Oriente, ma è l’esperienza della complessità, la ricchezza delle differenze. Una dimensione della conoscenza non ossessionata dalla crescente velocità. Azzurro, ma non sempre grigio sotto le nuvole, nero nell’oscurità, dorato o roseo e perfino rosso sotto il sole, bianco o plumbeo, verde, trasparente, torbido: il mare si colora di una gamma smisurata di sfumature che rimbalzano nei suoni delle voci, dei luoghi, delle musiche”. I canti presentano elementi nelle lingue locali: bulgaro, serbo, greco, ladino, turco e vari dialetti italiani: “Si tratta dunque di un repertorio plurilingue, in cui talora una stessa melodia accompagna testi in lingue diverse, talora una stessa canzone si compone di strofe in varie parlate. Musiche e canti ispirati alle diverse culture del Mediterraneo e al dialogo tra i popoli; partendo dall’Italia si parte per un viaggio che tocca Spagna, Nord Africa, Grecia e arriva fino ai Balcani”.