LECCE – È stato completato nella giornata di giovedì il trasferimento del Reparto di Terapia intensiva, con 16 posti letto, dal Fazzi (plesso storico) al padiglione Dea che incomincia così ad assumere in pieno la sua funzione originaria di Dipartimento di Emergenza e Accettazione con reparti ad alta complessità.
Il reparto di Anestesia e Rianimazione – diretto dal dottor Giuseppe Pulito – è un primo ma significativo evento, emblema di quel mix di nuove tecnologie e innovazione che il Dea, con i suoi 300 posti letto, rappresenta.
Da ieri il Reparto è attivo al Primo piano del Dea ma continua a cogestire 8 posti di terapia post operatoria per la Chirurgia generale nel blocco centrale del Fazzi.
Quasi completato il trasferimento di Ortopedia, asso portante del Trauma center – con un percorso d’emergenza per i traumi maggiori e i politraumi – che potrà contare anche su Radiologia e Radiodiagnostica con apparecchiature di ultima generazione e grandi macchine all’avanguardia.
Il reparto di Terapia intensiva ricorre alle nuove tecnologie per accorciare le distanze tra i pazienti e i familiari: quando le condizioni cliniche lo consentono, gli operatori utilizzano tablet abilitati alla videochiamata per mettere in contatto i degenti con i propri cari.
Va quindi, pandemia permettendo, prendendo forma il progetto Dipartimento di Emergenza e Accettazione con un primo tassello, quello del Reparto di terapia Intensiva che racchiude domotica, accoglienza e innovazione.
Soddisfatto il Direttore generale, dottor Rodolfo Rollo: “È un passo importante quello del trasferimento della Terapia Intensiva perché il Dea, con i circa 300 posti letto, inizia ad assolvere la mission per cui era stato costruito: dare cura e assistenza ai casi più complessi e urgenti. Siamo partiti con il Reparto più complesso e procederemo per gradi, con l’obiettivo di trasferire in una nuova struttura e in sicurezza tutti i reparti ospedalieri caratterizzati da un’alta intensità dei livelli di cure. Ringrazio gli operatori, a tutti i livelli coinvolti in questo trasferimento epocale, complesso ma necessario, in grado di coniugare al meglio nuove tecnologie, professionalità e domanda di salute”.