Un viaggio unico per un Lecce che guarda al futuro
Frisia e Salento non sono mai state così vicine come sabato scorso. La provincia del nord dei Paesi Bassi e il tacco d’Italia si sono unite per poche ore, accomunate dalla passione per le loro rispettive squadre di calcio. Non è stato solo un viaggio quello intrapreso dall’U.S. Lecce in Olanda. E’ stato un tuffo verso un mondo calcistico differente, dove il calcio si mescola con la vita di una comunità e rende una piccola cittadina di quasi quarantacinquemila abitanti, il punto di riferimento di un’intera provincia. E pazienza se la partita sia durata solo un tempo, l’importante è aver assaporato un clima diverso e molto piacevole per tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza.
L’amichevole giocata dal Lecce contro l’Heerenven non ha segnato soltanto la prima apparizione del Lecce in una amichevole internazionale, ha illuminato un percorso che il club giallorosso vuole intraprendere per rendere il proprio stadio un contenitore che non sia limitato alla sola partita. Quello che, infatti, è emerso dal viaggio che la società ha voluto condividere con noi giornalisti, che seguiamo la vita del Lecce ogni giorno, è soprattutto il diverso modo di intendere le strutture calcistiche tra Italia e resto d’Europa. Se da noi uno stadio è soltanto il contenitore di un evento che dura novanta giri di cronometro, in Olanda, come in molte nazioni del nord Europa, lo stadio è il luogo di aggregazione con locali dove ristorarsi, con il negozio per i souvenir del club, con il museo dei trofei e delle maglie storiche e con la sensazione tangibile che la squadra per cui si fa il tifo sia qualcosa di più di undici uomini che giocano dietro ad un pallone.
Lecce è come Heerenveen, vive per la sua squadra di calcio, da sempre. Nei bar e in piazza l’argomento principale è quasi sempre il pallone, ma lo stadio è solo il luogo di battaglie storiche e non può (anche per la legislazione che vige in Italia) essere al tempo stesso un luogo di aggregazione che vada al di là della partita in sé.
Ecco il punto. Il calcio in Italia deve cambiare prospettiva se vuole essere competitivo e provare a non ottenere introiti soltanto dai diritti tv. Andare allo stadio deve essere un modo per godersi uno spettacolo in comodità con i posti al coperto e tante possibilità di socializzare. Non può più essere il luogo dove andare con la speranza che il meteo sia clemente, altrimenti saranno sempre più i tifosi che preferiranno la televisione di casa per guardare i propri beniamini.
Questo è stato un viaggio di crescita, per il club, che ha avuto modo di confrontarsi effettivamente con un modello di società a cui ispirarsi per ambire a restare in futuro sui grandi palcoscenici italiani e non solo. Per i giocatori, che hanno avuto modo di affrontare avversari che militano da anni nel massimo torneo di calcio olandese. E anche per noi giornalisti, invitati a questo evento storico. Di questo possiamo solo ringraziare un club come il Lecce che si sta sforzando di essere innovativo e di investire in progetti che possano portare dei frutti a lungo termine e non solo in calciatori che magari hanno un impatto immediato sui tifosi, ma che alla lunga potrebbero non portare un miglioramento effettivo per la società.
Il Lecce è vivo e il suo cuore sta battendo come poche altre volte nella sua storia, in un periodo in cui piazze di città numericamente più grandi del capoluogo salentino marciscono in campionati minori e addirittura spariscono dal panorama professionistico. Di questo dobbiamo dire grazie al presidente Saverio Sticchi Damiani e a tutti gli altri soci del club. Perché solo grazie alla loro passione per questi colori che oggi il Lecce può far sognare in grande i propri tifosi.