Fondazione Biscozzi-Rimbaud, un luogo dell’anima tra arte e storia
LECCE – Questa è una storia di amore e di passione, di altruismo e di filantropia, di speranze e di certezze, di professionalità e determinazione. Una miscellanea di ingredienti che non bastano però a spiegare un progetto fortemente inseguito e agognato. La Fondazione Biscozzi Rimbaud è una realtà, una bella realtà che a Lecce ha trovato dimora in piazzetta Baglivi, nel cuore del centro storico, grazie ad un lavoro certosino, capace di riportare alla luce un immobile finito nell’oblìo. “Siamo riusciti a realizzare il sogno-utopia di aprire a Lecce un spazio espositivo e didattico in cui esporre la nostra collazione”. Gonfia il petto e mostra un pizzico di orgoglio Dominique Biscozzi Rimbaud, moglie di Luigi Biscozzi, scomparso nel 2018, origini salentine e una smodata passione per l’arte. Insieme hanno condiviso un lungo percorso professionale e artistico con la creazione di una raccolta di opere che racchiudono un periodo storico di una quarantina d’anni, in particolare dal 1950 al 1980. “Volevamo restituire alla città la bellezza della nostra collezione”. Obiettivo centrato in pieno. Basta guardarsi un po’ attorno per capire di essere entrati in un’altra dimensione.
Con Paolo Bolpagni, direttore tecnico-scientifico e curatore della collezione, ci siamo avventurati in un viaggio artistico di altissimo livello, un breve ma intenso percorso che ci ha aiutato a scoprire e disvelare opere splendide che racchiudono in sé un significato profondo e autentico. Si parte da Filippo De Pisis e il suo capolavoro, “Dalie”, per poi passare alla terracotta di Arturo Martini, “La Cacciata di Adamo ed Eva”, quindi ecco l’opera “incendiaria” di Renato Birolli, nella quale le pennellate di colore accendono le Cinque Terre. Un po’ più in là, ecco balzare agli occhi Tancredi con la sua “A proposito di natura”, un intreccio che pare irreale – solo sulla carta – tra discorso informale e geometrico.
Nel magico e accattivante labirinto della Fondazione ritroviamo pure Alberto Burri, capace di utilizzare i materiali più disparati, anche rozzi, ma riproposti con una evidente e raffinata cifra artistica. Un innovatore in materia che nel 1948 rompe con il passato grazie alla sua incredibile curiosità artistica.
Nel “Notturno” di Osvaldo Licini la luna e il mare diventano il tratto stilistico di un artista a tutto tondo che si richiama all’astrattismo europeo. Un’opera scelta per la copertina del catalogo della Fondazione curato da Roberto Lacarbonara. A chiudere questo percorso artistico “Due trame di griglia”, un’opera di una difficoltà estrema nella quale la ripetizione sistematica di motivi geometrici e il richiamo evidente ad una griglia metallica fanno pensare ad un momento esoterico . L’artista “regala” la sua opera rifugiandosi nell’oggettività. Preferisce indurre gli spettatori a scegliere ed emozionarsi e diventa esso stesso un osservatore.
Il percorso di visita comprende, nel piano nobile del palazzo, le undici sale dell’esposizione permanente, con circa sessanta capolavori dagli anni Trenta del Novecento a oggi di alcuni dei protagonisti dell’arte italiana e internazionale. C’è spazio anche per la mostra temporanea dedicata ad Angelo Savelli, artista di grande spessore, famoso per le sue opere bianche.
Ma nella Fondazione Biscozzi Rimbaud c’è tanto altro ancora da ammirare. Un luogo dell’anima che cura e rassicura. Un luogo per tutti.
Foto e video a cura di Annamaria Niccoli