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“Prg: il Piano Sarno stravolto e il ruolo delle consorterie”

“Nessuna persona sensata e onesta potrebbe negare che il Prg redatto dal capo dell’Ufficio del Piano, ingegner Piergio Solombrino e approvato nel 1983, non fosse la risultante dello stravolgimento del Prg redatto dall’equipe guidata dall’ingegner Cesare Sarno. Tecnico di fiducia anche dell’allora monsignor Michele Mincuzzi.
Il Piano Sarno prevedeva, tra le altre cose, tante aree destinate a servizi, in particolare, aree destinate a parcheggi. La cui assenza, invece, ha portato la città ad avere un traffico caotico che non si riscontra neanche a Milano.
Facendo un passo indietro si può anche dire che i palazzi costruiti intorno a Piazza Mazzini, i cui locali al pian terreno, divennero quasi tutti attività commerciali, divennero così il vero cuore pulsante del commercio cittadino. Un settore che però risentiva – risente  – fortemente dell’assenza di di parcheggi dando luogo ad intasamenti indescrivibili.
Ricordo, che, di fronte all’attuale hotel President, mi pare, ci fosse un’area indicata dal Piano Sarno a parcheggio.  A seguito delle  variazioni apportare venne destinata divento area fabbricabile e fu costruito il palazzo che divenne, per molti anni, sede provvisoria della Banca d’Italia, concessa in fitto.
In sostanza, del Piano Sarno, rimase ben poco dopo che le matite e i “compassi” del Ufficio del Piano del comune si stagliarono sulle cartografie prodotte da Sarno.
 La portata dello stravolgimento operato allora la valutiamo meglio oggi quando nel perimetro adiacente alla città vecchia e a quella racchiusa nei viali non c’è un solo parcheggio. Grazie al trasferimento dell’Enel in via Aldo Moro oggi la città conterà su un parcheggio multipiano.
Rimaniamo però agli effetti della revisione del piano Sarno e vediamo chi ci guadagnò. Dopo circa 39 anni devo fidarmi della mia memoria, e non vorrei incorrere in delle imprecisioni, che avrei sicuramente evitato se la Federazione del Pci non avesse smarrito il pesante faldone che conteneva tutti gli atti e le migliaia di pagine di giornale che accompagnarono quotidianamente la battaglia forte e incessante condotta dall’allora Pci cittadino; una battaglia portata avanti con intelligenza e fermezza nell’aula consiliare e nelle Commissioni, ma che si snodava in tutti i quartieri della città. In quella battaglia avemmo al nostro fianco la chiesa di Monsignor Miche Mincuzzi, attraverso il Consiglio dei Laici presieduto dal galantuomo e valente avvocato Lucio Caprioli. Grazie alla sua iniziativa venne prodotto un depliant dal titolo suggestivo “ Territorio e promozione umana” diffuso in tutte le parrocchie di Lecce. Fu un atto di accusa cocente verso l’amministrazione comunale che, come più volte detto, stava operando un vero e proprio “sacco” della città.
Quella denuncia dette una forte spinta alla battaglia del Pci per cui ad un certo punto, sbagliando, pensammo che la Dc avrebbe fatto marcia indietro. Non solo così non fu ma vennero accelerati i lavori per l’approvazione del nuovo Prg. Opera esclusivamente ispirata e diretta dal Capo dell’Ufficio del Piano del tempo, soddisfava appetiti e aspettative che trovarono nella Dc il loro interprete e tutore, partito ricompensato da consensi vasti consnsi elettorali attraverso un vero e proprio patto di scambio. Diffuse erano le voci insistenti che parlavano di tangenti e prebende a favore di amministratori del tempo, ma che non vennero trovate prove e riscontri  concreti a suffragarle.
Un giornale, non ricordo se Quotidiano o la Gazzetta del Mezzogiorno, in un editoriale, avanzò il sospetto sul ruolo importante svolto da una parte della massoneria leccese che fungeva, a detta dell’editorialista, da come una sorta di casa di compensazione degli appetiti e degli interessi di forti gruppi im-prenditoriali. Alcuni dei quali avevano già giocato a loro favore la grande partita della costruzione di molti palazzi nell’area di piazza Mazzini. Non penso sia necessario fare i loro nomi poiché sono a conoscenza di tutti. Ricordo, tra i tanti stravolgimenti operati, quello della zona adiacente allo stadio che va sotto il nome di via Rapolla che passò, se ricordo bene, da zona agricola a zona residenziale di lusso; un terreno, se non erro, di circa 24 ettari; vi fu inoltre la grande questione che andava sotto il nome, sempre se la memoria non mi inganna, del cosiddetto Lotto Zero. Quello situato nella zona della Clinica Petrucciani, che divenne zona edificatoria. Lo ripeto, avessi avuto la disponibilità del faldone-archivio curato dal buonanima di Ninì Caprarica, avrei citato tanti e tanti altri casi. Resta il fatto principale che, nel 1983, conoscemmo un vero e proprio “sacco” della città. Le cui conseguenze le stiamo ancora pagando per l’assenza di aree da destinare a parcheggi ed ad altri servizi con un traffico insostenibile.
E’ bene ricordare che il Pretore Boselli, che, come ho già anticipato in un post su facebook, su ricorso del gruppo consiliare del Pci, atto fortemente motivato e documentato, sequestrò tutta la documentazione nel pieno dello svolgimento della riunione consiliare. La Dc, sbandata e tramortita, dopo aver subito lo smacco, si riprese, e denunciò gli autori del ricorso per diffamazione. Il reato, come si sa, è di competenza della Procura generale, per cui, il pretore Boselli, venne “espropriato” dell’inchiesta. Lo stesso perito incaricato di accertare i proprietari delle aree che avrebbero ricavato un vantaggio, l’ingegner Paolo Suppressa  non poté completare il suo lavoro.
Non so se per sua volontà oppure per altro il pretore Boselli venne trasferito nella provincia di Brindisi. Bene, la Procura generale,dopo un’inchiesta che ci apparve davvero sommaria,emanò il verdetto dicendo che non c’erano stati né diffamati né diffamatori. Insomma, noi del Pci, la prendemmo in quel posto. E il Piano Sarno stravolto venne approvato ed è tuttora vigente.
Quindi, concludendo,possiamo dire che quella battaglia la perdemmo perché non capimmo che si era formato un blocco sociale e politico fatto di palazzinari, di ceto medio commerciale e impiegatizio che ambivano alla costruzione della doppia e tripla casa, di abusivi nelle marine e nella zona delle casermette le cui costruzioni furono successivamente sanate.
Fu questo il vero terreno su cui perdemmo quella grande battaglia politica e la città pagò – e continua a pagare ancora – un prezzo altissimo.
Ai critici di oggi, specialmente agli urbanisti che vissero anche quelle vicende, in particolare ai Toto Mininanni e a Nico Barletti e altri, i quali, giustamente rivendicano trasparenza nella redazione del Pug, suggerisco di testimoniare il loro ricordo. E, nel caso la mia sommaria ricostruzione fosse non veritiera, di smentirmi. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo”.