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Nuovo decreto Draghi, Italia chiusa fino al 30 aprile

L’Italia ancora non riapre, almeno non fino al 30 aprile. Chi sperava in un allentamento delle attuali restrizioni dopo le festività pasquali rimarrà deluso. I dati della diffusione della pandemia non sono rassicuranti, soprattutto in Puglia, dove la curva dei contagi e dei decessi, dopo quasi venti giorni dal passaggio in zona rossa, non accenna a significativi miglioramenti.

Le regole attualmente in vigore, quindi, non cambieranno di molto, anche se qualche importante novità è stata introdotta dal nuovo decreto Draghi varato nella giornata di ieri, e valido  dal 7 al 30 aprile. Rimane la suddivisione in zone di colori, ma scompaiono la zona bianca e quella gialla, l’italia si dividerà solo in zona rossa o arancione.

Per quanto riguarda la scuola, uno dei temi caldi del decreto, tornano tra i banchi gli studenti fino alla prima media in tutta Italia, mentre prosegue la didattica a distanza per i ragazzi del secondo e terzo anno delle medie, che però potranno tornare in classe se si trovano in zona arancione, e per quelli degli istituti superiori.

Le visite a parenti e amici, all’interno del proprio Comune di residenza, sono vietate in zona rossa, tranne nei weekend, ma al massimo una volta al giorno nel numero di due persone – oltre ai minori di 14 anni conviventi- regola che vale anche in zona arancione, dove però si potrà fare visita anche in settimana.

Altra novità importante introdotta nel nuovo decreto è il cosiddetto scudo penale, ossia l’esclusione della punibilità dei medici e infermieri, o chiunque altro somministri il vaccino anti Covid, “quando l’uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità”. Inserito anche l’obbligo di vaccinazione anti Covid per medici e personale sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali.

Per quanto riguarda il resto delle regole già in vigore, tutto rimane invariato. Restano chiusi bar e ristoranti, con possibilità d’asporto fino alle 18 per i primi e fino alle 22 per i secondi, ma se l’indice di contagiosità calerà, si valuterà la possibilità dell’apertura a pranzo. Vietati ancora gli spostamenti tra regioni e comuni, se non per motivi di lavoro, salute o urgenza.