BARI – La cultura oltre i luoghi della cultura. Nel giorno in cui avrebbero dovuto riaprire cinema e teatri e, invece, le restrizioni sono state rafforzate visto il ritmo da duemila contagi al giorno solo in Puglia, sono state tante e diverse le testimonianze e le riflessioni raccolte durante la tavola rotonda “La cultura che resiste”.
Trasmesso nel pomeriggio di sabato 27 marzo in diretta sulla pagina Facebook di “Leggere tra due mari”, l’incontro è stato organizzato nell’ambito dell’omonimo progetto che punta a rafforzare il ruolo delle biblioteche in provincia di Lecce. Ideato dalle associazioni “Libera Compagnia” di Aradeo e “Amici della Biblioteca” di Tuglie coinvolgendo un ampio partenariato locale, “Leggere tra due mari” gode del patrocinio dell’Associazione italiana biblioteche ed è finanziato da Fondazione Con il Sud e Centro per il libro e la lettura, con la collaborazione di Anci.
I dati. “Imprese culturali sottodimensionate in provincia di Lecce”
Dopo i saluti di Alessandro Chezza, responsabile del progetto e vicepresidente di “Amici della Biblioteca” di Tuglie; di Georgia Tramacere, assessora alla Cultura del Comune di Aradeo, e di Vincenzo Santoro, responsabile del Dipartimento Cultura e Turismo di Anci, sono stati presentati i numeri elaborati da Davide Stasi, data analyst, su “Cultura nel Salento, numeri e lockdown”.
La sua ricerca, svolta elaborando i dati Infocamere (in allegato le tabelle di dettaglio), accende i riflettori sulle imprese attive, che esercitano l’attività con la partita Iva e non risultano avere procedure concorsuali in atto. Sono escluse, dunque, le realtà del Terzo Settore, pure importanti nel dare il proprio contributo per la fruizione della cultura, ma tecnicamente non raffigurabili come imprese. Sul totale di 1.141 imprese attive nel comparto, sono 210 le attività manifatturiere per la produzione di stampa, anche di giornali e lavorazioni preliminari. Quasi la metà, 500 imprese, è concentrata nei settori dell’intermediazione e del commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti di cartoleria, cancelleria, libri, periodici e articoli culturali, con un confine labile tra librerie e cartolibrerie, che sono altrettanti presidi di diffusione culturale. Sono 188, invece, le imprese che operano nel campo dell’editoria e degli audiovisivi, con ben 60 attività di produzione cinematografica, video e programmi televisivi, 3 tra post-produzione e distribuzione e 13 di proiezione cinematografica; 40 le attività di edizioni di libri e periodici e 31 quelle di riviste, quotidiani e altre attività editoriali; 18 le attività di registrazioni sonore a cui se ne affiancano altrettante di studi di registrazione, programmazione e trasmissione radiofonica e televisiva. Sono 248, infine, le imprese più prettamente artistiche: tra loro spiccano 43 attività di recitazione e altre rappresentazioni artistiche, 11 di intrattenimento, 109 di logistica e supporto per spettacoli, 38 di restauro d’opere d’arte, 28 di creazioni artistiche e letterarie, 7 di gestione di teatri e sale da concerto, 12 di gestione di musei e biblioteche in maniera imprenditoriale.
«I dati – ha spiegato Davide Stasi – testimoniano un sottodimensionamento delle aziende salentine rispetto a quelle presenti in altre aree del Paese, influenzando, in maniera negativa, la competitività sui mercati. La soluzione va ricercata, ancora una volta, nell’aggregazione fra tutte le realtà coinvolte nei processi economici, per la tutela e la valorizzazione del made in Salento». Questo è probabilmente il motivo principale per cui nel Salento – come testimoniato dagli addetti ai lavori – è arrivato molto poco degli oltre 4 miliardi di euro (4.157.552.784 di euro, per la precisione) di ammontare delle risorse per la Cultura, già concessi come aiuti di Stato alle imprese e ai lavoratori del settore per “compensare” le perdite economiche causate dal nuovo coronavirus.
Dinanzi alle restrizioni, reagire e reinventarsi sono state le parole d’ordine. È stato così per almeno una parte delle biblioteche pubbliche: «Non era prevista né prevedibile la pandemia che ha stravolto il mondo. Naturalmente è stata una tragedia anche per le biblioteche che, almeno inizialmente, si sono trovate impreparate in questa situazione. Eppure – ha detto Michele Bovino, bibliotecario e referente di Libera Compagnia Aradeo – ci siamo adattati alla realtà e con rapidità. Anche a sale chiuse, con i servizi offerti sulla soglia e in alcuni casi a domicilio come con il servizio “C’è posta per te” di “Leggere tra due mari”, continuiamo a svolgere un ruolo preziosissimo nel supportare le nostre comunità anche in questo tempo di Coronavirus. Perché la sfida è diventare spazio per il bene comune e non solo deposito di libri».
Stesso paradigma per i librai: «Le librerie – ha aggiunto Maria Assunta Russo, Farmacia Letteraria Corte Grande – sono luoghi dove le persone si recano per consolazione, non solo per svago o per studio, ma per trovare nelle parole forza, siano esse tra le righe dei libri o nei dialoghi con il libraio, figura di riferimento di ogni lettore. Il valore simbolico delle librerie e dei librai non si può quantificare, è fondato sul coraggio e sull’unione sociale, è esso stesso resistenza: i librai sono il paradigma di una società che continua a credere nel prossimo e nel futuro, sognando ma con i piedi saldamente per terra».
Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno acceso ancora di più la sfida degli editori indipendenti. Così è stato per Anima Mundi di Otranto: «La cultura deve esercitare ancora più fermamente in questo tempo la sua funzione di orientamento e di guida. In questo anno – ha detto il fondatore Giuseppe Conoci – ci siamo adoperati per fare la consegna dei libri a domicilio; durante tutto il lockdown, abbiamo spedito libri ininterrottamente in tutta Italia e all’estero; abbiamo realizzato la pubblicazione di un libro a diffusione gratuita “Sulla paura, parole in soccorso ai tempi del coronavirus”, un’antologia che racchiude i testi di oltre venti differenti autori contemporanei e non allo scopo di offrire un controcanto alla voce spesso monoregistro dei massmedia. E, sempre in questo anno, abbiamo visto nascere quattro nuove collane editoriali che speriamo possano ramificarsi e crescere nei mesi e negli anni futuri».
Senza il pubblico in sala, il teatro si è fatto itinerante, ad esempio con l’esperienza delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale/artistica sparse in tutta Italia e all’estero, o ha impiegato questo “tempo sospeso” per riorganizzare il proprio lavoro. «Il nostro teatro è chiuso da un anno – ha detto Salvatore Tramacere, direttore artistico del Teatro Koreja di Lecce – una quaresima senza fine che ci ha catapultato in una oscurità dalla quale non sappiamo quando e come usciremo. I luoghi di cultura sono stati i più penalizzati. Luoghi che sarebbero potuti essere presidi di resistenza attiva sono stati chiusi e si è spenta la luce. Ma il teatro si fa anche al buio, sa accettare gli spazi paradossali di crisi e non sa stare fermo. Il sottotitolo della nostra stagione interrotta è una nota frase di Samuel Beckett, “Non posso continuare, continuerò”, una frase che dopo un anno manifesta ancora il dissenso e la voglia di rinascere. Siamo pronti e ogni giorno di più resistiamo». Da Tramacere la proposta alla Regione Puglia lanciata durante la diretta di ieri: «Non si salva la cultura se non si fa attenzione alle piccole situazioni, come le associazioni, vera linfa. Se ci saranno nuovi ristori, dunque, che siano pensati non più come sussidio per recuperare qualcosa del passato, ma come rilancio del nuovo. Inneschiamo realmente solidarietà, obblighiamo i “grandi” a interessarsi dei “piccoli” che non hanno accesso a quei fondi, che andrebbero vincolati in parte alla formazione e innovazione attraverso una sorta di tutoraggio che le realtà più strutturate possono e dovrebbero garantire attraverso i sussidi pubblici».
A porre l’attenzione sulle risorse pubbliche stanziate per il settore musica ma arrivate al lumicino sul territorio è stato Fernando Blasi, cantante dei Sud Sound System, band che quest’anno festeggia il trentennale e per l’occasione stava preparando un grande festival in spiaggia della durata di più giorni, con spettacoli non stop per giovani, bambini, famiglie. «Ma abbiamo un piano B», ha annunciato Blasi, in arte Nando Popu, che ha aggiunto: «Essendo noi non solo un gruppo musicale ma anche editori, abbiamo vissuto questo periodo con disagio, anche per le disparità che abbiamo visto: le grandi agenzie hanno ottenuto ristori fino a 7 milioni di euro, a noi sono toccate poche migliaia di euro. Da etichetta indipendente, oltre ai quattro componenti della band, diamo lavoro anche a fonici, tecnici etc. È vero, ci sono sforzi che vanno nella direzione di aiutare le aziende, ma possiamo lamentarci del fatto che, come al solito, i più forti hanno avuto di più dei più deboli e ciò è vergognoso. Mi faccio portavoce di altri gruppi musicali che hanno subito il nostro stesso trattamento e questo non ci piace: quando si parla degli artisti pugliesi, sono tutti pronti a salire sul carro del vincitore, ma quando c’è necessità di stringersi davvero attorno a noi qualcuno si dimentica di noi e di tutta la visibilità che abbiamo dato al territorio».
Per il cinema non è solo questione di sale chiuse al pubblico. «Io – ha detto il regista Edoardo Winspeare – continuo a lavorare aspettando e forse può essere questa la mia forma di resistenza. Se non posso girare, scrivo. Se non posso scrivere, giro. Faccio piccole cose locali e ci metto lo stesso impegno che ci metterei per girare un film. Così è, ad esempio, per il documentario che sto realizzando assieme agli studenti del Liceo Giannelli di Parabita. Intanto, approfitto di questo tempo per riflettere su quale senso ha ancora oggi il cinema, essendo ormai invasi da immagini in movimento di ogni genere, specie attraverso i social, e da una produzione abnorme di serie tv. Il cinema, invece, è emozione».
«“La cultura che resiste”, che “esiste” e, aggiungerei, “che cura”. Anch’io – ha aggiunto Raffaela Zizzari, direttrice artistica del Castello di Gallipoli con una lunga esperienza nella gestione dei musei – in questo periodo di confinamento forzato provo a ottimizzare il tempo sospeso in opportunità di osservazione e tento di immaginare il ruolo nella società post-COVID dei musei e degli spazi di cultura. Un segnale importante sta arrivando in questi giorni, similmente a quanto accaduto all’estero: molti musei italiani si sono proposti e alcuni, come il Madre di Napoli e il Castromediano di Lecce, sono diventati centri vaccinali contro il Covid-19. Da sempre l’arte è anche cura, esperienza che include e coinvolge, capace di essere terapia che elabora il trauma. Credo che si debba ripartire da qui, rafforzando il ruolo “terapeutico” dell’arte. Credo, dunque, che sia necessario rendere accessibili il prima possibile musei, teatri, auditorium, cinema considerandoli come luoghi di riabilitazione “post traumatica” della vita interiore e della collettività».
Le anticipazioni della Regione Puglia: nuovi ristori fino a 100mila euro per le imprese della cultura e 120mila euro per quelle del turismo. Ad annunciarlo in anteprima nel corso della diretta fb “La Cultura che resiste” è stato Aldo Patruno, direttore Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione territoriale. Finora i sussidi sono serviti a mantenere fissa la fotografia che Unioncamere ha scattato al 31 dicembre 2019, immortalando la crescita del settore: negli ultimi tre anni, sono nate 150 nuove imprese e sono stati creati 4.500 nuovi posti di lavoro regolare nel comparto cultura in Puglia. «Lunedì 29 marzo – ha annunciato Patruno – ho convocato il partenariato economico-sociale per presentare la nuova misura, che non sarà più semplicemente di ristoro, ma di sostegno. Significa che certamente terremo conto delle perdite pesantissime di fatturato e di corrispettivi, ma la misura non è più legata ai costi fissi comunque sopportati, bensì ad una percentuale sulle perdite di fatturato in base al dimensionamento delle imprese e ai loro occupati regolari. I massimali dei contributi sono molto più alti: fino a 120 mila euro per le imprese del turismo, fino a 100 mila euro per quelle della cultura, totalmente a fondo perduto. Queste misure serviranno a programmare un nuovo calendario di attività, con nuove forme di espressione, nuovi linguaggi, per affrontare le nuove sfide perché il mondo di fronte al quale ci troveremo non è più quello che abbiamo lasciato un anno e mezzo fa. Ecco, le nuove sovvenzioni, i nuovi 35 milioni – 6,2 per la cultura e 28 per il turismo – che mettiamo in campo per i prossimi mesi e che erogheremo entro l’estate, dovranno servire a questo. Stiamo lavorando anche con altre azioni attorno a questa grande idea della cultura come capitale comune per costruire comunità e per costruire il nuovo rinascimento pugliese. Dopo la resistenza di quest’anno, non è questo il momento di lasciare, anzi questo è il momento di rilanciare».