LECCE – “Quando si parla dei costi della formazione bisognerebbe prima interrogarsi sui costi del non farla”. Sull’unica strada da percorrere che passa dalla buona formazione al buon lavoro per raggiungere i buoni servizi a cui hanno diritto i cittadini si sono confrontate la Cisl di Lecce ed Asesi, in occasione dell’evento finale di diffusione dei risultati del corso di qualifica per operatore socio sanitario organizzato dall’ente di formazione.
Un momento di confronto con il territorio utile non solo per presentare 35 nuovi oss, il 70% dei quali già attivamente impegnato presso strutture socio sanitarie (“le stesse che talvolta li hanno visti attori durante il tirocinio formativo di 450 ore sulle 1000 complessivamente sviluppate”, ha ricordato il Presidente di Asesi Riccardo Rucco), ma per fare una riflessione articolata finalizzata a mettere al centro del dibattito la connessione strategica tra una seria formazione professionale, un lavoro sicuro e dignitoso e servizi di qualità da erogare in ogni comparto a beneficio dell’intera collettività.
All’incontro, trasmesso in streaming sul canale YouTube di Cisl Lecce, hanno preso parte Ada Chirizzi, Segretario Generale Cisl Lecce, Santo Ingrosso, Presidente Confcooperative Lecce, Mimmo Melechì, operatore Oss e referente della Fp Cisl Lecce, Giacomo Cardinale, responsabile Segretariato Sociale Ats Galatina.
Ha tirato le somme del dibattito, riservandosi le conclusioni, Sebastiano Leo, assessore alla Formazione e Lavoro, Politiche per il lavoro, Diritto allo studio, Scuola, Università, Formazione Professionale.
Protagonisti dell’incontro, dunque, i 35 oss freschi di qualifica professionale che hanno seguito l’evento in streaming e che hanno condiviso un momento di confronto che ha sancito la chiusura del loro importante percorso formativo. Si tratta di 35 ‘operatori della fragilità’, come sono stati definiti, che garantiscono professionalmente operazioni di cura sanitaria e di assistenza sociale in un momento storico particolare come quello che stiamo vivendo in piena pandemia. Per loro si è chiuso un corso di formazione lungo ed entusiasmante ma si è aperto il mondo del lavoro e dell’affermazione personale e lavorativa. Così, partendo da questa occasione si è colta l’occasione per una riflessione più a largo raggio sul sistema della formazione e sulle sue sorti strategiche da cui dipende il futuro di tanti.
“Una formazione professionale di valore, oggi più di ieri – ha detto Ada Chirizzi – contribuisce a creare pari opportunità per tutti e condizioni per una cittadinanza attiva utile e funzionale allo sviluppo della comunità, una formazione che è ponte per il lavoro e che ha nell’occupabilità il riferimento del progetto educativo e professionale nell’ottica dell’apprendimento permanente”.
Il segretario generale della Cisl di Lecce non ha certo sottaciuto i problemi del sistema della formazione professionale ma ha mostrato le prospettive nuove con cui fare i conti, prospettive che appaiono come un’occasione di sviluppo unica e irripetibile:
“Il nostro sistema, soprattutto nel Mezzogiorno del Paese, non è sempre equipaggiato per le sfide della complessità. Secondo il rapporto Ocsel (l’Osservatorio per la Contrattazione di Secondo Livello) soltanto il 20,1% dei lavoratori ha partecipato a programmi di formazione professionale. Grave la situazione dei lavoratori a bassa qualifica e di quelli con contratti atipici che ricevono una bassa formazione, spesso di non buona qualità. La sfida è quella della competitiva economica e al contempo dell’inclusione sociale finalizzate al rafforzamento delle competenze, soprattutto nel Sud dove c’è dispersione scolastica, un alto tasso di neet, forti squilibri territoriali nell’offerta formativa e storiche fragilità nel sistema delle politiche attive per il lavoro. Bisogna integrare la tutela della persona ‘nel’ e ‘verso’ il lavoro, investendo su competenze e conoscenze: questa è la priorità assoluta, così come indicato dall’Unione Europea, per uno sviluppo sostenibile, digitale ed inclusivo. Va implementata l’infrastrutturazione della filiera dell’istruzione professionalizzante per garantire ai nostri ragazzi un’offerta sempre più ampia, qualificata e diversificata, guardando ai segnali del tessuto produttivo dove sussistono problemi nel reperimento di figure professionali. Ma la formazione non deve essere solo mera e ovvia risposta ai bisogni del mercato del lavoro, bensì anche elemento fondante e strategico per la rigenerazione e l’ammodernamento dei sistemi’.
Ada Chirizzi ha chiesto, insomma, una vera e propria alleanza tra tutti i soggetti impegnati nella filiera dell’istruzione, della formazione, dell’accompagnamento al lavoro, dell’impresa. Un obiettivo complesso, talvolta minato da barriere storiche e separatezze, ma non impossibile. In Puglia questa importante direzione di marcia è stata già imboccata anche attraverso la doppia titolarità di un assessorato che ha messo in collegamento sinergico la formazione e il lavoro, disinnescando il rischio di considerare i due sistemi come compartimenti stagno a sé stanti. Ma l’occasione da non perdere è certamente quella di un Recovery Plan che rappresenta un’opportunità irripetibile che non si può e non si deve mancare.
“Il Recovery Plan – ha concluso il segretario generale della Cisl di Lecce – rappresenta un’occasione straordinaria unica e irripetibile per potenziare le politiche attive del lavoro, per la realizzazione di un piano nazionale per le nuove competenze, per occuparsi dell’apprendistato duale articolato in tre diverse azioni indirizzate a tre diversi target di riferimento (giovani disoccupati privi di diploma di scuola secondaria superiore, giovani neet e adulti privi di titolo). Ma c’è di più: il piano punta alla revisione delle politiche attive del lavoro a partire dall’assegno di ricollocazione per arrivare all’istituzione di un programma nazionale, il cosiddetto GOL, cioè la garanzia di occupabilità dei lavoratori che prevede un sistema unico di presa in carico dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale, che associa la profilazione dei servizi al lavoro e alla formazione. Insomma si tratta di una occasione irripetibile di rafforzamento e innovazione del sistema della formazione che non possiamo mancare. Nessuno di noi potrà tirarsi indietro da questa sfida. Nessuno di noi potrà tirarsi indietro da un sistema che vuole costruire fiducia diffusa e futuro collettivo finalizzati alla costruzione dell’Europa del lavoro, dello sviluppo e dell’inclusione’.
Proprio sul legame forte che unisce formazione, lavoro e servizi per i cittadini, momenti che si completano l’uno nell’altro come in una filiera virtuosa da cui dipendono crescita