“La battaglia è dura e dobbiamo resistere alla tentazione di andar dietro alle sensazioni del momento che cambiano troppo spesso.
In guerra non si dà retta a chi vuole farti perdere, a chi ti indebolisce seminando discordia e sfiducia.
Per sopravvivere in questo momento
1) dobbiamo far lavorare la gente senza farla morire di fame;
2) dobbiamo curarla senza farla morire;
3) dobbiamo fare in modo che la cassa comune che serve a finanziare la ripresa economica e la tenuta del sistema sanitario sia alimentata da chi lavorando il più possibile guadagna un reddito e paga le tasse anche per quelli che sono alla fame;
Vi sento tutti in difficoltà a comprendere che queste tre azioni vanno insieme, a stop and go, e che se molli anche solo un minuto è finita.
Questo fa il Governo, questo fanno le Regioni e i Comuni e tutta la nostra comunità nazionale.
È chiaro che ci sono anche quelli che approfittano di questa situazione per esasperare gli animi, per scatenare dissenso.
È legittima la loro attività e passa da giornali, tv, social che ciascuno usa a proprio uso e consumo.
Dobbiamo combattere la pandemia non con un modello dittatoriale, ma in democrazia.
E come vedete l’Italia ce la fa anche così.
Non fatevi reclutare nelle fila di questo o quel punto di vista, cambiando opinione a seconda che siate ristoratori o gestori turistici, medici o infermieri, in maggioranza o all’opposizione.
Ricordatevi sempre di non affondare la barca che sta consentendo a tutti noi di sopravvivere, sia pure con tanti errori da correggere.
Quando leggete un giornale che dice che siamo i peggiori per questo o per quello, ricordatevi che potrebbe avere ragione oppure che potrebbe avere un proprietario facoltoso che lo utilizza per avere più soldi o più potere.
Quando sentite qualcuno che vuole chiudere tutto, pensate che probabilmente vive di rendita o di stipendio, ma potrebbe anche essere un sanitario sfinito che vorrebbe chiudervi in casa per allentare la morsa sul suo reparto.
Insomma, scrivete sui social, discutete, scornatevi, insultatevi, ma non prendete troppo sul serio i fomentatori, i provocatori, quelli che finalmente hanno trovato qualcuno che li legge.
La democrazia implica che chiunque possa dire la sua, ma non credete a tutto quel che leggete.
Aspettate invece che il finale della storia riveli con chiarezza chi è colpevole o innocente, chi finge di lavorare e chi invece rischia la pelle, chi aveva previsto tutto e chi invece ha cercato di ammazzarvi troppo presto sottovalutandovi.
La Puglia ce la fa, ricordatevelo, anche se dagli spalti la folla confusa se la prende con la sua stessa squadra che lotta nel fango di un campo pesantissimo.
La Puglia ce la fa, perché non siamo arrivati qui per caso, non veniamo da carriere ereditate o regalate dal destino, ma abbiamo dedicato una vita intera a cambiare in meglio le cose.
La Puglia ce la fa, perchè sappiamo tacere e incassare continuando a lavorare e migliorando ogni giorno un altro po’ anche quando provano a farci perdere la fiducia.
La Puglia ce la fa, perché non ci arrenderemo mai, e arriveremo fino alla fine di questa battaglia e dureremo un secondo di più dei nostri avversari visibili e invisibili.
Lo dobbiamo ai nostri morti e a chi rimarrà vivo, lo dobbiamo a noi stessi”.