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“La Dad crea diseguaglianze e discriminazioni”

“Per alcuni domani, 18 novembre 2020, sarà il giorno dell’apocalisse, sarà il giorno della vittoria da vendersi sul tavolo del potere o della sconfitta da mistificare, celare, o far rimbalzare su altri per scaricare proprie responsabilità. Per il Codacons di Lecce e per alcuni genitori della Provincia di Lecce no.

Abbiamo deciso di presentare il ricorso al Tar contro l’ordinanza 407/2020 della Regione Puglia dopo un lungo approfondimento e confronto tra noi e in noi, consapevoli dell’importanza e della serietà della situazione e con il rispetto dovuto ad un male grande quanto una pandemia.

Lo abbiamo fatto nell’esclusivo interesse delle ragazze e dei ragazzi di Puglia e del Salento, fermamente convinti che il diritto all’istruzione, quale diritto fondante di una società democratica, non fosse ulteriormente comprimibile, soprattutto per i più piccoli. Lo abbiamo fatto con il supporto di studi, di dati, di una comparazione dei diritti in gioco che ha indotto il Governo di questo grande paese a ritenere il diritto all’istruzione, soprattutto quello dell’obbligo, come insopprimibile anche nel caso di maggiore gravità della situazione pandemica.

Lo abbiamo fatto nella convinzione che la scuola non è solo e soltanto il luogo del sapere, del conoscere ma è anche il luogo in cui alle ragazze ed ai ragazzi viene insegnata l’empatia, la diversità sociale e culturale, l’incontro, l’accordo e anche il conflitto. Un luogo dove si fonda il pilastro portante di una società libera, democratica e pluralista.

Lo abbiamo fatto nella convinzione che così come è strutturata la cosiddetta didattica a distanza semplicemente non funziona: non funziona per le attuali condizioni della rete che la dovrebbe supportare, non funziona perché molte scuole non sono adeguatamente pronta a servirsene, non funziona perché crea disuguaglianze e discriminazioni. Non funziona perché crea la scuola di chi ha ed ha i mezzi e le opportunità per seguire le lezioni a distanza e chi quei mezzi e quelle opportunità non le ha, non funziona perché discrimina tra le famiglie numerose (con molti figli in età scolare) e le famiglie con un solo figlio, non funziona perché lascia inevitabilmente indietro chi ha maggiori difficoltà. E certamente non è sufficiente a sopperire queste carenze la buona volontà e l’abnegazione di molti docenti e non docenti che nella scuola e alla scuola hanno dedicato la loro vita.

Se sommiamo il periodo in cui la scuola è stata chiusa nel nostro Paese, ci renderemo facilmente conto che siamo quasi ad un intero ciclo didattico, un periodo che i ragazzi degli anni ‘20 hanno perso e che non recupereranno mai più. Ciò vale in particolare modo per i più adulti, per le scuole superiori, in cui la didattica a distanza funziona pressoché ininterrottamente da marzo, senza alcuna ipotesi futura di un pronto ritorno tra i banchi di scuola. Ragazzi che, si spera, avranno la forza e la capacità di recuperare la situazione non appena la pressione pandemica diminuirà ma che, è certo, hanno comunque perso una fetta importante della loro vita. Su di loro e sulla loro capacità di reazione dobbiamo e possiamo essere fiduciosi, ma non sui più piccoli, per loro l’anno è semplicemente perso.

Siamo consapevoli di vivere un periodo particolare, grave e pericoloso; Un periodo in cui un fiato, un respiro può determinare la vita o la morte di una persona vicina o lontana che sia. Siamo consapevoli della gravità della malattia, del dolore che prova chi ne è colpito, della solitudine cui si è costretti. Siamo consapevoli del lavoro immane dei medici e degli infermieri e siamo i primi a pretendere il rispetto rigoroso, senza se e senza ma delle regole di base, dell’obbligo della mascherina in ogni contesto, del rispetto del distanziamento sociale, della sanificazione degli ambienti dell’igiene personale, dell’evitare di uscire di casa se non per esigenze non diversamente prorogabili e/o necessarie.

Siamo altrettanto consapevoli che il diritto all’istruzione, soprattutto dei più piccoli, oltre una certa soglia, sia parimenti incomprimibile ed oggi, dopo tutto ciò che è successo, occorra difenderlo.

Siamo infine consapevoli della difficile decisione che il Tar di Bari è chiamato a prendere, pur nella consapevolezza che avrà la forza di prenderla in serenità e giustizia, ed è per questo che per noi domani 18 novembre 2020 non è il giorno della Apocalisse, il giorno della vittoria o della sconfitta, perché quando si difendono i diritti dei bambini e dei ragazzi ogni giorno è quello giusto”.

Codacons Lecce

                                          Responsabile della Sede di Lecce

Avv. Piero Mongelli                                                                                      Avv. Cristian Marchello