LECCE – Nella giornata di ieri, mercoledì 4 novembre, il Codacons di Lecce ed un gruppo di genitori di alunni delle scuole elementari, medie e superiori hanno notificato, con il patrocinio dell’avvocato Luisa Carpentieri, un lungo ed articolato ricorso con cui hanno impugnato davanti al Tar Bari l’ordinanza numero 407 del 29 ottobre scorso che disponeva la chiusura delle scuole pugliesi di ogni ordine e grado.
Già prima del nuovo dpcm che divide il territorio nazionale in zone gialle, arancioni e rosse, collocando la Puglia nella zona arancione, l’ordinanza – viene evidenziato in una nota – “sembrava eccessiva e dissonante rispetto alle disposizioni nazionali, che mai hanno chiuso la didattica in presenza per le scuole elementari e medie”.
Dopo le disposizioni, pure molto più restrittive in generale, contenute nel nuovo dpcm quell’ordinanza doveva considerarsi superata. E invece, con un’arroganza senza pari, il presidente Emiliano e l’assessore Lopalco hanno subito annunciato che ‘l’ordinanza num. 407 del 28 ottobre rimane in vigore fino alla scadenza del 24 novembre 2020?. Una situazione inaccettabile, che non solo crea disparità di trattamento fra situazioni uguali (gli alunni siciliani potranno frequentare mentre gli alunni pugliesi dovranno accontentarsi della didattica a distanza), che non solo mette sullo stesso piano province con tassi di contagio molto diversi, ma che si pone in aperto contrasto con le disposizioni nazionali”.
Secondo il Codacons “appare veramente paradossale che il presidente della Regione in estate abbia deciso l’apertura delle discoteche con tutto quello che tale scellerata scelta ha portato con sé,e in autunno decida impunemente e contro il parere del Governo e della più elementare logica la chiusura indiscriminata delle scuole. La verità vera è che linee guida ministeriali per l’utilizzo degli spazi scolastici stavano e stanno funzionando consentendo alle centinaia di migliaia di studenti di svolgere pienamente la didattica”.
E ancora: “Il fallimento da cui deriva l’attuale situazione, tutto proprio della Regione Puglia e della sua Amministrazione, deriva piuttosto da una deficiente organizzazione sanitaria e da una mancata considerazione degli effetti che il trasporto pubblico, riportato a pieno regime, avrebbe avuto sulla diffusione del contagio da covid-19. Infatti, può essere probabile che una delle concause possibili per cui il contagio ha parzialmente risparmiato il Salento vada da ricercarsi nella storica scarsa efficienza dei mezzi di trasporto pubblico e del conseguente maggiore utilizzo di mezzi propri nella mobilità provinciale”.
Ad ogni buon conto, fanno sapere il coordinatore provinciale Antonio Carpentieri e il responsabile della sede di Lecce, Cristian Marchello, “se la chiusura delle scuole superiori può avere un qualche senso in una complessiva strategia di riduzione degli affollamenti sui bus, certamente priva di senso logico è la scelta di chiudere le scuole elementari e medie (che per disposizione geografica hanno bacini molto più ristretti) ancor più se si considera la situazione della Provincia di Lecce in particolare e del Salento più in generale dove l’incidenza attuale della pandemia appare allo stato ancora sotto controllo”.
Di qui la decisione di ricorrere al Tar per un provvedimento assunto “senza alcun senso e privo di ogni logica”, anche perché nemmeno il nuovo dpcm è servito a smuovere Emiliano e Lopalco dalle loro posizioni: “la Regione non recede, pilatescamente scaricando sulle scuole e sulle famiglie la volontà di ricominciare le lezioni in presenza. A questo punto appare evidente che è inutile sperare in una resipiscenza. Oggi il ricorso verrà iscritto a ruolo. Attendiamo una decisione del Tar, che si auspica sia favorevole ai cittadini pugliesi in generale e salentini in particolare”.