Risarcimenti, “escluse rosticcerie, piadinerie e pizzerie al taglio”
LECCE – «Escluse rosticcerie, piadinerie e pizzerie al taglio. Chiediamo al Governo di modificare urgentemente il decreto per permettere a queste attività, duramente colpite dalle misure limitative imposte dal dpcm dello scorso 24 ottobre, di ricevere indennizzi». Confartigianato Imprese Lecce interviene in difesa delle imprese del settore della ristorazione che svolgono l’attività senza somministrazione escluse dagli aiuti previsti nel Decreto Ristori.
«È un grave colpo per l’artigianato della ristorazione. Locali come rosticcerie, gastronomie e pizzerie al taglio, già colpite dalle misure previste dall’ultimo Dpcm e che stanno registrando gravi cali di fatturato, non riceveranno nessun ristoro da parte del Governo – afferma il presidente di Apisa, Associazione Pizzaioli Salentini di Confartigianato Lecce, Giuseppe Lucia – Nelle tabelle presenti nel Decreto Ristori non sono stati inseriti i codici Ateco relativi alle attività senza somministrazione. È un vero paradosso. Secondo il Dpcm possiamo lavorare fino a mezzanotte con i servizi di asporto e consegna a domicilio ma questo non basta per rientrare delle spese. Abbiamo registrato perdite del 50% e senza gli aiuti statali molte imprese rischiano di chiudere. Chiediamo al Governo di intervenire urgentemente per rimediare a un grave errore che può danneggiare seriamente numerose imprese del territorio».
Confartigianato Lecce rivolge un appello anche agli Enti locali per chiedere provvedimenti ad hoc per le imprese del territorio salentino.
«A livello locale chiediamo che sia concesso al settore della ristorazione di poter tenere aperte le attività fino alle 22, sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza – conclude il presidente Lucia – Bisogna tenere conto delle differenze nella diffusione del contagio all’interno delle singole province, cercando di tutelare le attività presenti nei territori il cui il contagio è limitato. A questo proposito chiediamo al sindaco di Lecce Carlo Salvemini di rivedere l’ordinanza di divieto di vendita di alcolici dopo le 21, un provvedimento condivisibile per limitare assembramenti pericolosi ma che, di fatto, danneggia anche le attività che offrono servizi a domicilio».