1

Infiltrazioni mafiose? “Il Viminale scagiona il Comune”

SQUINZANO – E’ di questi giorni la notizia dell’avvio, da parte della Prefettura di Lecce, dell’iter che potrebbe condurre allo scioglimento del Comune di Squinzano per infiltrazioni mafiose e dell’insediamento della commissione incaricata di esaminare la documentazione necessaria.

Oggi pomeriggio, però, è giunta una decisione che sarà sicuramente utile alla commissione nel lavoro che dovrà svolgere: il Ministero dell’Interno, previo parere del Consiglio di Stato, ha respinto il ricorso promosso dalla A.S.D. “Nuova Squinzano” e, di conseguenza, giudicato legittimi i provvedimenti con cui l’Amministrazione di Squinzano decise di risolvere il contratto stipulato con l’associazione sportiva A.S.D. “Nuova Squinzano” per la gestione del campo sportivo comunale.

I fatti risalgono al 2015, quando il Comune di Squinzano affidò in concessione all’A.S.D. “Nuova Squinzano” la gestione del campo sportivo comunale,ubicato alla via Caduti di Superga, sottoscrivendo un contratto d’appalto. Nel primo anno di gestione, però, l’associazione sportiva incorse in una serie di inadempienze, che indussero l’Amministrazione Comunale a revocarle la gestione del campo sportivo, risolvere il contratto e ordinare lo sgombero e la riconsegna dello stesso impianto. L’associazione sportiva, ritenendo illegittima la decisione assunta dal Comune, la impugnò con un ricorso straordinario al Capo dello Stato. L’Amministrazione Comunale decise, quindi, di tutelare le sue ragioni, rivolgendosi all’Avvocato Paolo Gaballo, che  presentò al Ministero dell’interno e al Consiglio di Stato una memoria difensiva e una serie di documenti al fine di dimostrare la correttezza dei provvedimenti emessi dal Comune di Squinzano.

Oggi pomeriggio il Ministero dell’interno, dopo aver acquisito il parere del Consiglio di Stato, accogliendo le tesi difensive dell’Avvocato Paolo Gaballo, ha respinto il ricorso dell’associazione sportiva, ritenendolo infondato nel merito. In particolare, il Consiglio di Stato, ritenendo provati i quattro inadempimenti più volte contestati dal Comune al precedente concessionario, ha giudicato legittima la revoca della concessione disposta dall’Ente civico a tutela di interessi pubblici e nel rispetto delle garanzie partecipative previste dall’ordinamento vigente.