LECCE – Se ne va sbattendo la porta. Mario Spagnolo ex segretario cittadino della Lega, rassegna le dimissioni e abbandona il partito. Un partito nel quale non si ritrova più. Un partito che secondo l’interessato ha cambiato pelle trasformandosi in peggio. Eppure Spagnolo era stato tra i primi seguaci di Salvini nel Salento. Aveva creduto in un progetto che puntava ad estendersi in maniera incisiva sull’intero territorio salentino. E nel 2017 la sua corsa alla poltrona di Palazzo Carafa, interrotta sul finale dopo lo stop imposto dalle primarie, sembrava figlia di questo percorso politico. “C’era entusiasmo, c’erano idee nuove. Invece ora assistiamo ad una involuzione…”. Tutta colpa delle mele marce, secondo l’ex numero uno della Lega, che avrebbero rovinato l’intero cesto. Il riferimento, indiretto, è soprattutto al senatore Roberto Marti, definito – con evidente sarcasmo – “un campione, capace di ottenere un triplete: provinciali, comunali e ora regionali”, i test elettorali tirati in ballo non a caso, tanto che da più parti si pensa che ci sia stato anche lo zampino del senatore nella emorragia di voti nella coalizione: “Sicuramente non ha fatto bene al centrodestra provinciale e regionale”, taglia corto Spagnolo che pone una netta linea di demarcazione tra chi ha fatto “la gavetta spendendo energie significative” e chi invece è salito sul carro della Lega “solo per interessi personali”.
“Io e altre 107 persone – ricorda – avevamo già previsto la débacle elettorale del Carroccio. Molti voti appartenenti dell’area di centrodestra sono andati a favore di Emiliano il quale si è detto sorpreso da questa valanga di consensi giunta dall’altro schieramento..”.
Ma Spagnolo guarda avanti.” C’è un nuovo progetto politico in cantiere all’interno del centrodestra”, annuncia. Un contenitore ancora sconosciuto: non si conoscono né la forma né i nomi che vi aderiranno. Ne sapremo di più nei prossimi giorni. “Non è un gioco – avverte – intendiamo rinnovare il parco politico del centrodestra di questa città”.
Intanto a Roma i big del Carroccio provano a ridisegnare il loro modello organizzativo. Si pensa ad una direzione più collegiale a livello nazionale