Trionfa Emiliano: “Ma ho avuto paura di perdere”
LECCE – Senza appello. Michele Emiliano è ancora il re di Puglia, l’ultimo re di Puglia come lo ha ribattezzato il collega Tommaso Forte nel suo libro. Una vittoria schiacciante anche al di là di ogni aspettativa. A sdoganarla per primo è stato il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini che in un post su facebook alle 19.15 ha rotto il ghiaccio e “Lo spoglio non è ancora terminato ma le proiezioni – in Puglia come nelle altre regioni – indicano il vincitore. Auguri Presidente. Complimenti e buon lavoro”.
Le proiezioni, appunto. Sono quelle che già fa tre ora dall’apertura delle urne – con il 26% della copertura del campione – indicavano già la strada che stavano prendendo queste regionali, indirizzare in una sola direzione, quella che portava alla riconferma del Governatore uscente: 46,8% per Michele Emiliano, 38% per Raffaele Fitto. Un più 8,85 rassicurante, un gap assai difficile da colmare anche per una vecchia volpe come l’ex europarlamentare che si è rimesso in gioco per tentare di riconquistare la Regione Puglia incapace di individuare altri leader riconosciuti e riconoscibili. Impresa fallita.
In serata, poco prima delle 19, al comitato di Alessandro Delli Noci – a Santa Rosa, ma a due passi dal centro – i sorrisi si sprecano e appaiono contagiosi. Più che alla vittoria (data per scontata di Emiliano) si contano i voti del vicesindaco di Lecce , futuro consigliere regionale con ambizioni assessorili. Alle 20, a San Pio, quartiere periferico di Lecce sul quale da tempo ha messo gli occhi l’Amministrazione comunale, si sparano i fuochi d’artificio. Pochi minuti dopo Emiliano appare in tv. “La Puglia non si è piegata a nessuno”, afferma davanti ai giornalisti. “Abbiamo commesso alcuni errori ma abbiamo avuto l’umiltà di riconoscerli”, ha aggiunto. Non manca il fair play nei confronti di Fitto. “Gli faccio le mie congratulazioni. Ha fatto una campagna elettorale corretta. Vi confesso che ha avuto paura di perdere”.
Nessun cenno a Renzi che ha rosicchiato piccole percentuali di consensi con il candidato presidente Scafarotto e la certezza che la Puglia si candida, ancora di più, a diventare un laboratorio politico.
Una vittoria assolutamente non scontata (almeno nelle proporzioni) sulla quale, probabilmente, ha pesato anche la gestione (e le pubbliche e quotidiane comparsate) del Governatore in tv ma anche la sua capacità di fare squadra, di non apparire esclusivamente come un uomo solo al comando, ma di provare a dare il senso di una comunità che cresce e che vuole andare nella stessa direzione, sventolando – ad uso e consumo, alla bisogna – anche vecchi fantasmi politici che oramai appartengono al passato.
“Indietro non si torna” è diventata un’affermazione scandita nei comizi che si è ben presto trasformata in uno slogan taumaturgico. Insomma, Emiliano si è rivelato più credibile di Fitto. Anche se ora sa bene che la strada per riportare la Puglia dove merita è ancora lunga. Errori ne sono stati fatti a iosa, soprattutto in sanità e agricoltura. Ora ha altri cinque anni per rimediare.
Discorso a parte meritano i Cinquestelle. Dopo aver resistito alle avances di Emiliano e compagni ad Antonella Laricchia non si poteva certo chiedere di più. Coerente fino in fondo, anche a costo di perdere centinaia e centinaia di voti, anche sapendo che il voto disgiunto a favore del Governatore uscente non è stato solo uno spauracchio ma una realtà.
E contraddittoria appare la posizione del Movimento a livello nazionale. Perché se è vero che può tranquillamente intestarsi la vittoria al referendum (il sì al taglio dei parlamentari ha toccato il 70%) è altrettanto vero che fa un deciso passo indietro alle regionali. E allora? Difficile dirlo sin da ora, ma il rischio per i Cinquestelle di restare intrappolati nella tenaglia del Pd o di esserne addirittura fagocitati è reale. L’unica cosa certa è il ruolo di Giuseppe Conte, capace di volare alto e di smarcarsi da beghe (e consensi) elettorali.