Salvemini: “Perché dico no al taglio dei parlamentari”
“Domenica, oltre che per elezioni regionali in Puglia, siamo chiamati a votare anche per il referendum di riforma costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari.
Rendere nota pubblicamente la mia posizione è una responsabilità politica per il ruolo che ricopro.
Una premessa, doverosa: si possono legittimamente avere posizioni diverse. Non c’è ragione di giudicare con argomenti liquidatori chi la pensa diversamente (anche il fronte dei costituzionalisti è diviso); non c’è in questo voto non c’è nessun scontro epocale.
Del resto non potrei mai sentirmi avversario di tanti bravi sindaci che hanno dichiarato il proprio voto favorevole. O di chi – anche nella mia maggioranza – farà altra scelta.
Ciò detto non trovo sufficienti motivi per votare Sì al referendum. Ce ne sono invece diversi a mio avviso per esprimere il mio convinto No ad una riduzione del numero dei parlamentari.
Non mi sento un conservatore.
Ritengo giusto che le forme della rappresentanza democratica possano evolvere (in senso più inclusivo).
Ritengo doveroso mettere in discussione la “perfezione” del nostro bicameralismo.
Ritengo necessario discutere dell’efficienza del processo legislativo, ad oggi lento, farraginoso, inadeguato alla gestione delle sfide della modernità, così come delle emergenze nazionali (la storia recente ce lo dimostra).
Fu per questo che nel 2016 sostenni convintamente la proposta di riforma costituzionale del Parlamento e del Titolo Quinto, poi bocciata dagli elettori La differenza tra ieri e oggi è che nel 2016 c’era il tentativo di aggiornare la nostra democrazia parlamentare, in un disegno organico. Non estemporaneo.
Il quesito che ci verrà proposto domenica prossima non risponde a queste necessità. Ma è semmai funzionale al “superamento della democrazia rappresentativa”. Obiettivo dichiarato dei promotori
Appare, più che altro, l’espressione finale, culminante, del discorso politico che ha dominato – egemonizzato – il decennio alle nostre spalle. Il frutto di una cultura politica nella quale non mi riconosco.
Un “movimento” d’opinione (ben più largo e articolato del M5S) che, partito da una critica legittima ai partiti e alle inefficienze del Parlamento, finisce per scagliarsi contro il sistema della rappresentanza istituzionale in sé. Con argomenti deboli (risparmio di stipendi, taglio di poltrone) e senza proporre soluzioni per superare le criticità reali del nostro sistema istituzionale.
Tagliare il numero dei parlamentari non risolverà un solo problema del nostro Paese. Potenzialmente, nell’attuale disfacimento delle organizzazioni politiche complesse, ne creerà di nuovi, finendo per favorire quanti, singolarmente, saranno più attrezzati per affrontare sfide elettorali su basi territoriali più estese rispetto ad ora.
Per me quindi ci sono diversi motivi per votare No. Non ne trovo di sufficienti per votare Sì”.