“Hristo è tornato a casa. Era il suo desiderio”
“Hristo è tornato in Bulgaria, come suo desiderio. Ringrazio le volontarie e i volontari, la Croce Rossa, la Polizia Locale, la Polizia di Stato che, con un lavoro di squadra basato sull’umanità oltre che sui protocolli di intervento, hanno consentito ad una persona in difficoltà estrema di poter, semplicemente, “tornare a casa”, come desiderava.
Questo è il lieto fine dell’intervento di pochi giorni fa all’ex Agip dove da qualche settimana Hristo, insieme ad un’altra persona, aveva cominciato a vivere. Un intervento del quale entrambi erano stati informati nei giorni precedenti, teso a liberare un immobile appartenente al patrimonio pubblico che era stato occupato con modalità che mettevano a rischio soprattutto chi aveva deciso di viverci dentro.
Il settore Welfare del Comune insieme alle associazioni segue costantemente la situazione delle persone in difficoltà estrema, ne conosce i nomi, le abitudini, le patologie, le dipendenze e spesso anche i desideri. E attraverso un servizio specifico, con la distribuzione di un volantino plurilingue, in collaborazione con la Polizia Locale e la Protezione Civile, informa e incoraggia tutti a utilizzare i servizi che sono a disposizione nel pubblico e nel privato sociale per dormire, mangiare a pranzo e a cena, lavarsi. Nel rispetto della libertà di ciascuno e nel rispetto di quelli che sono i doveri di decoro e rispetto per gli altri che è giusto chiedere anche a chi vive per strada.
L’obiettivo delle istituzioni è fare in modo che le politiche di intervento sulle marginalità escano dalla logica dell’emergenza per provare a costruire per queste persone un percorso verso una vita dignitosa e degna.
In conclusione dico che gli occhi ci devono servire per guardare oltre il decoro compromesso, e incontrare gli occhi di chi a questa vita disperata spesso si trova costretto: donne e uomini che vivono momenti di difficoltà, che spesso hanno delle dipendenze forti o delle disabilità fisiche, oppure delle psicosi che gli impediscono anche solo di immaginare un’alternativa. Che hanno bisogno di aiuto e assistenza non solo materiale. Per questo, ancora una volta, l’invito che faccio sui social è a non pubblicare fotografie che li ritraggono, ma piuttosto avvicinarsi e capire se ciascuno di noi, al di là dell’intervento del Comune e delle associazioni, può fare qualcosa. Anche solo una parola scambiata per queste persone significa tanto”.