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“Carceri dimenticate e agenti allo sbando tra suicidi, aggressioni e rivolte”

“L’altro ieri abbiamo letto l’ennesima notizia di un suicidio in carcere tra l’indifferenza generale: sono in tanti a togliersi la vita tra le sbarre, anche molti poliziotti penitenziari. Questa notizia di cronaca si aggiunge alle quotidiane aggressioni, alle rivolte e al continuo dilagare della criminalità nelle carceri italiane. Sul banco degli imputati dobbiamo mettere l’indifferenza di chi dovrebbe da anni mettere mano a una riforma del sistema penitenziario e della polizia penitenziaria, oltre al fatto che continua lo scandalo della mancanza di personale nei penitenziari, incluso quello leccese.

Mi hanno colpito moltissimo le parole di Ruggiero Damato, segretario dell’Osapp, nell’intervista rilasciata ieri ai media locali, che nel riportare la notizia dell’ennesimo suicidio in carcere racconta di una situazione drammatica che gli agenti della penitenziaria vivono ogni giorno, perché insieme ai reclusi, 24 ore su 24, con straordinari massacranti, ci sono loro, poliziotti che subiscono l’indifferenza di chi dovrebbe tutelarli.

Eppure si aprono nuovi reparti senza pensare ad un numero di personale che possa rendere realmente sicuro il carcere. Il legislatore, in questo settore,  soffre da troppo tempo di una drammatica atrofia: per evitare che il carcere diventi l’ “università della malavita”, come afferma l’Osapp, è necessario mandare in cantina la sorveglianza dinamica (quella a distanza per risparmiare personale), evitare che criminali incalliti abbiamo contatti giornalieri con chi dev’essere ancora giudicato o con chi ha commesso piccoli reati “occasionali”. Molti si sono “convertiti” alla malavita tra le sbarre. La polizia penitenziaria dovrebbe avere un proprio autonomo comandante che dovrebbe coordinarsi con il direttore del carcere (figura civile e amministrativa) e dovrebbe avere sempre voce in capitolo nei comitati per l’ordine e la sicurezza. È il momento di svegliarci prima che sia troppo tardi. Le carceri sono vulcani che rischiano di esplodere: le rivolte del periodo covid sono un avvertimento lanciato a tutta la società. Ascoltiamo l’urlo della polizia penitenziaria senza voltarci dall’altra parte, come se le carceri fossero il problema di una realtà parallela altrimenti dovremo fare di nuovo i conti con gli spari in un ospedale civile di un criminale in fuga, oppure con le carceri messe a fuoco da reclusi pieni di rabbia. Investire sulla polizia penitenziaria è importante così come ridare dignità a questo fondamentale corpo delle forze dell’ordine”.