Un best seller francese di una ventina di anni fa si intitolava “L’amore dura tre anni”, il periodo nel quale si consumava generalmente, secondo l’autore, il rapporto di amore tra due persone. Ed è durato proprio tre anni il rapporto tra il Lecce e Fabio Liverani, che ha visto la sua fine ieri e che avrà degli strascichi in futuro. Un amore nato casualmente, per le dimissioni improvvise di Robertino Rizzo nel settembre del 2017, ma che si è rafforzato di settimana in settimana giungendo prima alla promozione tanto agognata in Serie B e poi a quella inattesa in A.
Liverani era riuscito nell’impresa dove i suoi predecessori avevano fallito ed è per questo che la società ha visto in lui il punto di riferimento per la rinascita di un club precipitato così improvvisamente negli abissi della serie C. Liverani, dopo la difficilissima promozione era, ormai, un vate per la piazza e l’autostima del tecnico era cresciuta proporzionalmente all’apprezzamento di dirigenti e tifosi. Se, infatti, la carriera di Liverani non era iniziata nel migliore dei modi avendo collezionato due esoneri cocenti (col Genoa e col Leyton Orient), la parentesi di Terni e poi la bella cavalcata con il Lecce verso la B avevano fatto in modo che il tecnico si riappropriasse della popolarità maturata quando calcava da calciatore i rettangoli di gioco.
L’allenatore di Roma non è stato mai un sentimentalista e lo si vide chiaramente nella campagna rafforzamenti per affrontare la serie B. La squadra fu rivoluzionata dal direttore sportivo Meluso, ma nelle scelte ci mise l’evidente zampino proprio il tecnico. Ed è proprio da questo punto che bisogna partire per analizzare ciò che è accaduto ieri con la separazione tra Lecce e Liverani. L’amore è andato a gonfie vele almeno per due anni proprio perché la società ha apprezzato il modo di gestire il gruppo e il calcio offerto dall’allenatore durante tutta la durata della stagione in serie B. Un apprezzamento tale che, alla vigilia della gara con il Brescia, fu siglato il prolungamento del contratto senza ancora conoscere quello che sarebbe stato l’esito di quel campionato, alla fine trionfale.
Fu un contratto particolare che non si basava soltanto sulla conduzione della prima squadra, ma che prevedeva il ruolo di Liverani a 360 gradi all’interno dell’area tecnica del club. In poche parole Liverani, dopo il rinnovo sino al giugno 2022, era diventato molto più che un semplice allenatore all’interno dell’area tecnica ed è probabilmente questo che ha inciso sulla sua scelta di non rinnovare il contratto. Ieri sera in tv Fabio Capello ha ricordato come Liverani avesse affermato a chiare lettere un mese fa che a lui non interessava la categoria, ma il progetto. Adesso che il Lecce vuole ripartire con un nuovo progetto che lo riporti nel giro di poche stagioni in Serie A (Fabio Capello infatti ha chiaramente detto che il Lecce farebbe gola a tanti allenatori oggi), probabilmente Liverani non si è sentito così importante nelle scelte dell’area tecnica come in passato.
Se il feeling con Meluso era consolidato, la scelta dei dirigenti di riportare nel Salento Corvino avrà forse condizionato la volontà di Liverani di proseguire la sua carriera in giallorosso. Il contratto proposto per lui e lo staff era sicuramente allettante, ma forse avrebbe previsto delle clausole differenti rispetto a quelle sottoscritte quindici mesi fa. Sarebbe stata una scelta condivisibile se fatta subito dopo la fine del campionato. Ciò che stona, invece, è il fatto che Liverani aveva accolto dieci giorni fa questo nuovo progetto, cambiando decisione proprio ieri in concomitanza con le parole al vetriolo dell’ex medico del club Palaia. Semplici coincidenze? Probabile, visto che il Lecce aveva accolto la richiesta di Liverani di cambiare staff medico. Quello che è certo è che ieri Liverani ha voluto mettere fine al “matrimonio”, lasciando sgomenti i dirigenti giallorossi che potrebbero aver visto, dietro questo rifiuto, qualche sirena di mercato dalla categoria superiore.
Se un club, com’è il Lecce sotto la guida di Sticchi Damiani, ha deciso di non riservare neppure un grazie all’operato del tecnico, che in due anni l’ha portato dagli inferi della serie C al paradiso della serie A, ci sarà un motivo valido. Questa dirigenza si è sempre distinta per lo stile e per la chiarezza e, dunque, davanti a ritrattazioni difficili da comprendere, ha voluto togliere i guanti per far capire a tutti che non si farà trovare impreparata se vi dovessero essere sotterfugi dovuti al mercato.
Intanto il Lecce si sta adoperando alacremente per coprire il vuoto lasciato da Liverani a pochi giorni dal ritorno in città del gruppo squadra. Conoscendo bene Sticchi Damiani e i suoi soci, questi vorranno analizzare al meglio i profili selezionati come fecero tre anni fa prima di scegliere proprio il tecnico romano. Si guarderà prima alle qualità umane e poi naturalmente a quelle di campo, dove ormai la piazza è abituata a vedere una squadra che fa calcio. Era questo il motivo principale per cui era stato proposto il rinnovo a Liverani perché il Lecce, pur retrocedendo, aveva dimostrato di poter mettere in difficoltà anche le squadre più titolate della massima serie. Quindi, solo un allenatore, che possa valorizzare con il gioco la rosa messa in piedi da Corvino, potrà realmente rimpiazzare adeguatamente Liverani che, aldilà della brusca separazione, è entrato di diritto nella storia del calcio leccese.