“La Consulta ha sancito l’incostituzionalità del primo decreto “Sicurezza” – le virgolette sono quantomai opportune – allora fortemente voluto dal leader della Lega, Salvini:
decade il divieto di iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo, considerato contrario ai principi sanciti dall’art 3 della Costituzione.
Una odiosa preclusione, discriminatoria nei confronti dei richiedenti asilo, che senza l’iscrizione non potevano richiedere un documento di identità, assistenza sanitaria ambulatoriale, aprire un conto corrente, una partita Iva, firmare un contratto di lavoro.
Una norma, dunque, tesa di fatto a creare una categoria di persone “invisibili”: presenti fisicamente sul territorio italiano ma impedite ad ottenere riconoscimento, diritti, servizi pubblici essenziali.
A Lecce questo decreto non è stato applicato, da circa un anno. I richiedenti asilo sono stati iscritti regolarmente all’anagrafe, tramite la mia firma. Assumendomi, in quanto capo dell’amministrazione, la responsabilità di questi atti “liberando” sostituendomi ai dirigenti e funzionari preposti.
Come faccio dal momento del mio insediamento, nel luglio 2019, apponendo la mia firma a 42 richieste iscrizioni anagrafiche.
Resta una considerazione, amara ma inevitabile: ancora una volta la Corte Costituzionale anticipa la politica. Nonostante dieci mesi di Governo Conte bis, con le forze progressiste protagoniste di una nuova maggioranza parlamentare insieme al M5s, per rimuovere questa norma di inciviltà abbiamo dovuto attendere i giudici costituzionali.
Per questo oggi possiamo dirci sollevati, ma non soddisfatti”.